Il quarto trapianto di pene al mondo potrebbe essere eseguito in Italia? L'ipotesi arriva dalla tavola rotonda del Congresso Frontiers in Genito-Urinary Reconstruction, che si...
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Nei primi tre casi di trapianto di pene nel mondo ci sono voluti più di 3 anni per sviluppare il protocollo, studiare l'intervento, superare le problematiche di tipo etico. La procedura è nota come Vca o allotrapianto composito vascolare, e prevede la connessione multipla di tessuti, muscoli, nervi, vasi sanguigni e pelle che deve funzionare sia per urinare sia per l'attività sessuale. Il che richiede un'équipe composta da urologi, vascolari e chirurghi plastici. Un intervento estremamente complesso, sottolinea Sansalone: «Oltre a una numerosa équipe di vari specialisti che deve funzionare come una orchestra di altissimo livello, è un intervento che dura molte ore. Altra difficoltà è quella di trovare un organo non solo compatibile, ma che la famiglia del donatore sia disposta a cedere. Basti pensare che in un caso la famiglia ha accettato l'espianto solo con la promessa che al defunto sarebbe stata realizzata una protesi per la sepoltura. Al termine dell'intervento inizia un periodo post operatorio in cui è possibile che l'organo non attecchisca correttamente, venga rigettato dall'organismo del ricevente o non sia funzionante in maniera corretta».
«La complessità dell'intervento non è squisitamente chirurgica - precisa ancora Sansalone - ma attiene anche a una serie di aspetti psico-sessuologici da affrontare con un accurato counseling pre-intervento per l'accettazione di un organo esterno: l'uomo australiano che nel 1998 ricevette il primo trapianto di mano ne chiese la rimozione 3 anni dopo; il paziente cinese del primo trapianto di pene al mondo nel 2006 ha chiesto che gli venisse asportato l'organo dopo soli 30 giorni dall'intervento», ricorda.
Il Messaggero