Elisa Chamen morta per miocardite Covid: esplode la polemica No vax. Ira primario: «Basta strumentalizzazioni»

La hostess valdostana di 32 anni non si era vaccinata: lascia un figlio di 2 anni

Elisa Chamen morta per miocardite Covid: esplode la polemica No vax. Ira primario: «Basta strumentalizzazioni»
La morte di Elisa Chamen, la hostess valdostana di 32 anni stroncata da una miocardite fulminante da Covid-19, ha scatenato sul web un dibattito, a tratti "feroce", tra...

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La morte di Elisa Chamen, la hostess valdostana di 32 anni stroncata da una miocardite fulminante da Covid-19, ha scatenato sul web un dibattito, a tratti "feroce", tra favorevoli e contrari al vaccino. «Mi fa male che le persone strumentalizzino questi eventi per portare avanti le proprie idee su scelte personali», commenta Sergio Livigni, primario del reparto di Rianimazione dell'ospedale San Giovanni Bosco di Torino, dove la giovane donna è morta dopo due settimane di ricovero. Chamen non aveva patologie pregresse e aveva scelto di non vaccinarsi contro il Covid-19. Le sue condizioni, seppur sempre gravi, si erano lentamente stabilizzate, poi il peggioramento nel giro di poche ore.

Miocardite da Covid, Elisa Chamen muore a 32 anni: non si era vaccinata, lascia un figlio di 2 anni

Hostess morta per miocardite Covid: polemiche No vax sui social

«A due anni dalla comparsa del Covid fate apparire queste notizie per nascondere che col vaccino ci sono serie possibilità di beccarsi la miocardite? Una vergogna», è uno dei tanti commenti social alla notizia della morte della 32enne. «Se si fosse vaccinata ora un bimbo non sarebbe orfano», ribatte un altro. Sono solo esempi di posizioni e integralismi vax/no vax fra le centinaia di commenti sul web, mentre la famiglia della donna vive in privato il suo dolore.

L'ira del primario: «Nessun rispetto per le persone, nemmeno dopo la morte»

«Non c'è solo una malattia dietro un paziente, c'è una persona e mi dispiace che non ci sia rispetto delle persone, nemmeno dopo la morte - aggiunge Livigni -. Posso solo essere triste. Noi abbiamo fatto di tutto e lo rifaremmo 20 mila volte, il mio compito è quello, e non sta a me giudicare cosa spinge una persona a fare una scelta piuttosto che un'altra. Ho una grande tristezza perché è mancata una ragazza di 32 anni che ha lasciato un bambino, questo è quello che rimane. Un grande dispiacere».

Sul corpo di Chamen l'ospedale torinese non ha ritenuto di dover richiedere l'autopsia, perché «non c'è dubbio clinico sulle cause della morte». Ma per il primario, non ci sono solo una «miocardite o una polmonite da curare, ci sono il paziente e anche i suoi affetti». È anche per questo, che i familiari di Elisa l'8 e il 9 dicembre hanno potuto salutarla un'ultima volta. «Con le dovute precauzioni facciamo entrare i parenti, è disumano lasciare le persone isolate per tanto tempo e forse fino alla morte, come è capitato. Non c'è solo la malattia». Ormai, «si è un po' persa la giusta relazione e il rispetto dell'altro - continua Livigni - e dopo due anni dall'inizio di questa tragedia che è la pandemia mi sarei aspettato minori tensioni che si sono invece acuite e hanno in qualche modo aumentato la distanza fra le persone».

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Il Messaggero