ROMA Sublimare il proprio dolore fisico e utilizzarlo per realizzare un capolavoro. E' quanto sarebbe successo a Richard Wagner, alle prese con Sigfrido e afflitto da...
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«Tormento forzato! Fatica senza meta!»: sono parole di dolore, accompagnate da musica incalzante e pulsante, quelle che aprono il Sigfrido e che descriverebbero appieno il male di cui il compositore soffriva e che probabilmente contribuì a farne l'artista che fu, appunto, l'emicrania.
A dirlo sono i neurologi tedeschi coordinati da Hartmut Gobel del Centro cefalee e centro del dolore Kiel che hanno analizzato l'opera e le sue memorie e altri documenti, ricostruendo che il compositore era afflitto da terribili dolori. Lo studio sull'emicrania Agner è stato pubblicato sul British Medical Journal.
Nellesue memorie Wagner descrive i sintomi che aveva nel settembre 1865, lo stesso periodo in cui compose questa opera. L'autore usa parole come una «scintillante, tremolante, linea melodica con un motivo a zig zag» per raccontare le sue emicranie, mentre un personaggio principale dell'opera canta di «luci scintillanti» e di un «fruscio e ronzio impetuoso». I ricercatori sostengono che anche la musica, e non solo le parole, sia coerente con le caratteristiche tipiche dell'emicrania. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero