Dislessia, ecco il vademecum. E Steven Spielberg rivela: «Me l'hanno diagnosticata solo a 61 anni»

Tanti Vip con i Dsa

Lettere che si confondono, difficoltà nell'imparare l'alfabeto, errori nella lettura anche di poche frasi. Ascolta: Benedetta primavera oppure maledetta? Loretta...

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Lettere che si confondono, difficoltà nell'imparare l'alfabeto, errori nella lettura anche di poche frasi.

Sono alcuni degli ostacoli che un bambino con dislessia affronta quando inizia ad imparare le attività scolastiche che per i suoi coetanei risultano facili ed automatiche. Le difficoltà non sono legate a svogliatezza, poca attenzione o scarse capacità, ma ad un differente modo di percepire ed apprendere: il bambino può leggere e scrivere, ma riesce a farlo solo impegnando al massimo le energie. D’altro canto il loro processo di apprendimento ha numerosi punti di forza: ragionano in modo dinamico e hanno un'incredibile flessibilità di pensiero, una visione più ampia e universale di ciò che imparano, apprendono molto velocemente dall'esperienza. (linee guida del sito fatebenefratelli.it)

Dislessia a scuola: cos'è, come riconoscerla e quali sono gli altri Dsa

I VIP

Tanti personaggi di successo hanno reso nota o hanno scoperto tardivamente la loro dislessia. Ad esempio il regista Quentin Tarantino, le attrici Whoopi Goldberg e Keira Knightley, ma anche il pugile Muhammad Ali, l’artista Pablo Picasso e Steven Spielberg. Il regista di “Indiana Jones” e premio Oscar per “Schindler’s List” e “Salvate il soldato Ryan” ha dichiarato che durante tutto il periodo di formazione scolastica ha vissuto il proprio DSA senza una certificazione: ne è consapevole solo da quando ha 61 anni e ha ottenuto la diagnosi di dislessia. Il regista ha dichiarato di essere consapevole di impiegare più tempo dei colleghi nel leggere una sceneggiatura ma anche che è per questa ragione che la sua comprensione di ciò che legge è a dir poco eccellente.

SERVE SERENITA'

 «Da genitore di due ragazzi dislessici che ora hanno uno 23 e l’altro 27 anni – racconta Marco Romano presidente AID Roma e coordinatore AID Lazio – posso dire con consapevolezza che i DSA si rilevano soprattutto durante il periodo scolastico che a volte può diventare un ambiente ostile. Invece è importante ricordare di non terrorizzare i propri figli perché non è una malattia: serve serenità nell’approccio. Come c’è l’occhiale, c’è il computer o la stampella: questi oggetti di supporto sono evidenti per chi sta in classe, mentre ad un ragazzo dislessico esternamente non si nota nulla, non si vede il suo disturbo. Per questo è necessario che gli insegnanti coinvolgano tutta la classe spiegando cosa accade e infondano serenità. Più si fa pesare il problema e più aumentano l’ansia e i problemi di prestazione.

QUALE SUPPORTO

Gli strumenti compensativi più utili per insegnare a studiare ai bambini dislessici possono essere quelli tecnologici come i computer e i tablet. Tra i programmi è prevista la funzione text-to-speech per sostenere o sostituire la lettura visiva. Può essere utile anche un registratore digitale per riascoltare le lezioni a casa, oppure i video, efficaci soprattutto nella didattica a distanza. Associare ciò che si legge ad un’immagine mentale, le mappe concettuali, è un altro metodo di studio molto usato per i bambini con DSA. Esistono anche le schede per bambini dislessici: sono strumenti che coniugano immagine e testo, potenziando le capacità mnemoniche attraverso il gioco. Possono essere usate per insegnare le tabelline al oppure per l’apprendimento delle lingue straniere.

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Il Messaggero