Le Diete “low carb”, cioè a basso contenuti di carboidrati, fanno male e potrebbero avere l'effetto opposto a quello desiderato. Questo tipo...
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«La dieta chetogenica - spiega l'esperto all'indomani del 40esimo congresso nazionale della Società italiana di nutrizione umana (Sinu), tenutosi a Genova - caratterizzata da altissimo contenuto di grassi e proteine e bassissimo contenuto di carboidrati ha precise indicazioni terapeutiche, necessarie in alcune patologie, come l'epilessia refrattaria ai farmaci o in preparazione di interventi chirurgici indispensabili nel breve tempo, e deve essere prescritta e seguita sempre sotto stretto controllo medico».
È invece assolutamente sconsigliata - ammonisce - come dieta per dimagrimenti non particolarmente importanti». «I carboidrati infatti - afferma l'esperto - sono essenziali per il benessere e lo stato di salute di qualunque persona e popolazione. Alcune cellule del nostro organismo (globuli rossi, cervello, muscoli in particolare) hanno assoluta necessità di questo nutriente. Visto che non abbiamo riserve sufficienti di carboidrati, è necessario assumere quantità adeguate e in maniera regolare nel corso della giornata nei famosi 5 pasti quotidiani.
Ma in un'alimentazione mediterranea corretta qual è il giusto apporto di carboidrati? «Dovrebbe corrispondere - spiega il medico - ad almeno il 50-55% delle calorie totali giornaliere. Un metodo per fare questo calcolo è di considerare almeno 2-3 grammi di carboidrati per kg di peso corporeo desiderato: per esempio una donna adulta di 55 kg ne dovrebbe mangiare almeno 110 grammi al giorno. Naturalmente, questa quantità cresce proporzionalmente alle ore e all'intensità di attività fisica svolta, fino ad arrivare, negli atleti, a 6-10 o addirittura 12 g/kg». «L'80% - precisa l'esperto - dovrebbe provenire dai carboidrati complessi, contenuti nei cereali (grano, orzo, riso, farro, miglio, mais) e prodotti ottenuti da questi (pasta, pane, etc), una parte di questa quota può derivare anche dai legumi. Il restante 20% può provenire da zuccheri semplici, frutta fresca, in primis, meglio se di stagione».
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Al contrario «l'eliminazione preconcetta senza giustificazione di intere categorie di alimenti o l'eccessiva enfatizzazione di virtù presunte e non sufficientemente provate di altri - sostiene - è sempre e comunque una scelta sbagliata. In una corretta proposta nutrizionale non dovrebbe essere escluso nessun tipo o categoria di alimento», ribadisce. «I principi fondamentali sono la varietà e il buon senso. Preferendo alimenti di origine vegetale (verdura, frutta, cereali e legumi, anche per il loro effetto saziante dovuto alla fibra) senza penalizzare eccessivamente quelli di origine animale (carni, pesce, uova, latte e derivati), e con il caro vecchio olio extravergine d'oliva, meglio se a crudo, come grasso di condimento».
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Il Messaggero