Diabete, le donne più ribelli a tavola

Diabete, le donne più ribelli a tavola
Il diabete che colpisce le donne è diverso da quello degli uomini. E non solo perché la malattia si sviluppa in modo differente tra i due sessi. Ma, soprattutto,...

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Il diabete che colpisce le donne è diverso da quello degli uomini. E non solo perché la malattia si sviluppa in modo differente tra i due sessi. Ma, soprattutto, perché lei segue con minore attenzione le cure e le abitudini di vita. Dall’alimentazione all’attività fisica. Ritratto sorprendente quello degli specialisti della Società italiana di diabetologia che ricordano questa allarmante situazione alla vigilia della Giornata mondiale, il 14 novembre, dedicata alla malattia. Da qui, l’appello perché le pazienti, in particolare quelle che vengono colpite da adulte, non sottovalutino la patologia. Come, invece, avviene. Il primo elemento a sfavore delle donne è che il diabete rappresenta per loro un super-fattore scatenante per le malattie cardiovascolari: è due volte più alto nelle femmine. Il rischio di coronaropatia tra i maschi con diabete è 2,16 volte maggiore che nella popolazione generale ma, per le donne diabetiche, questo rischio è di 2,86 volte superiore.

Ciò significa che le donne con diabete, rispetto alla controparte maschile, hanno una probabilità di coronaropatia aumentata del 44%, mentre per l’ictus è superiore del 27% rispetto agli uomini. Un ndato per tutti, la donna, in età fertile ha, rispetto all’uomo, una protezione naturale rispetto al rischio cardiovascolare. Ma il dibate annulla completamente questo vantaggio e lo traduce, sempre rispetto all’uomo, in uno svantaggio. Una poderosa letteratura conferma una diversità di genere per quanto riguarda, in caso di diabete al femminile, di sviluppare eventi cardiovascolari e la loro evoluzione. Tra i muri da abbattere in questo caso vi è l’errata percezione che le donne abbiano un rischio cardiovascolare inferiore agli uomini. E la sottovalutazione del ruolo degli ormoni. Certo è che una maggiore consapevolezza della gravità della patologia da parte delle pazienti le aiuterebbe a limitare gli effetti del diabete.

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Il Messaggero