Finora le indagini scientifiche sull'effetto dei prodotti da banco per sbiancare i denti si sono concentrate soprattutto sullo strato più esterno del dente, lo smalto,...
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I tre studi saranno presentati dal gruppo di ricerca coordinato da Kelly Keenan, della Stockton University nel New Jersey, in occasione del meeting annuale dell'American Society for Biochemistry and Molecular Biology parte del 2019 Experimental Biology meeting in corso ad Orlando. In questi studi gli esperti hanno condotto diversi esperimenti usando il principio attivo dei prodotti sbiancanti (acqua ossigenata) su fibre di collagene, su denti in provetta e sul materiale che costituisce la dentina.
Ebbene è emerso che le fibre di collagene si disgregano nel giro di 10 minuti dal contatto con l'acqua ossigenata a dosi simili a quelle contenute nei prodotti sbiancanti in commercio. Gli effetti sulla dentina si vedono anche trattando denti in provetta con il principio attivo dei prodotti sbiancanti. "Sebbene siano studi in vitro, e quindi da valutare con una certa prudenza specie sul fronte delle possibili implicazioni cliniche - sottolinea Cristiano Tomasi, dell'Università di Göteborg e membro della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia - queste ricerche pongono l'accento sul fatto che lo sbiancamento è una procedura che inevitabilmente comporta delle alterazioni della struttura dello smalto e della dentina. Bisogna però ricordare che queste alterazioni sono normalmente transitorie - continua l'esperto - poiché il dente è un organo che ha una sua dinamicità, e scambia sostanze con l'ambiente circostante. Quindi, ad esempio, è possibile indurre una ri-mineralizzazione del dente stesso".
"E' interessante il fatto che nello studio sono state indagate le alterazioni della struttura organica del dente", continua.
Il Messaggero