«Ridurre a 7 o 10 giorni la quarantena. E tampone obbligatorio alla fine». È la proposta del viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, al Comitato tecnico...
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«Nel mio viaggio a Wuhan (1 febbraio 2020 ndr)», fatto «per riportare a casa i 55 italiani», rimasti in Cina durante l'epidemia, le immagini viste «hanno fatto la differenza». Da allora «viaggiavo con in tasca un termometro e, soprattutto dal secondo viaggio (14 febbraio ndr), prima di Codogno, prendevo le distanze, evitavo strette di mano e i contatti fisici». Andare a Wuhan «ha cambiato completamente il mio approccio con il coronavirus». Lo ha spiegato il viceministro alla Salute, intervenuto oggi alla trasmissione televisiva Tagadà, su La7.
A Wuhan, Sileri racconta di aver capito «che non dovevamo più dire "se" arriverà il virus, ma "quando": era solo questione di tempo. E quel "quando", più era in là nel tempo più ci avrebbe dato opportunità di prepararci. Vedere con i propri occhi ciò che accadeva in Cina ha fatto la differenza». Il viceministro racconta quindi di avere dato «un allarme forte alla task force, al Comitato tecnico scientifico». L'hanno ascoltata? È la domanda della conduttrice: «Direi che in certi momenti avrei desiderato essere ascoltato di più», ha aggiunto. Sileri ha sottolinea dunque l'importanza della "sensualità" della politica, ovvero la capacità di usare i sensi. «Per capire come aiutare devi entrare in ospedale, vedere le persone che stanno morendo. Vedere la sofferenza», conclude. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero