Covid, i contagiati non vaccinati in ospedale sono sette volte di più

Continuano ad arrivare le conferme sulla protezione del vaccino, dalla mortalità fino ai ricoveri in ospedale i dati sono netti: chi si è sottoposto alle due dosi ha...

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Continuano ad arrivare le conferme sulla protezione del vaccino, dalla mortalità fino ai ricoveri in ospedale i dati sono netti: chi si è sottoposto alle due dosi ha un rischio di essere ricoverato in ospedale sette volte più basso rispetto a chi non si è vaccinato (52 contro 7 ricoveri per 100.000 abitanti) che si aggiunge al dato che conferma la protezione contro la mortalità al 96,2%. Lo indica il rapporto di sorveglianza integrata Iss sul monitoraggio Covid sul sito Epicentro dell'Istituto, che riguarda il periodo che dal 26 luglio all'8 agosto. 

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Gli ultimi dati in Italia

I dati odierni segnano una lieve riduzione, sia dei casi che delle vittime. Sono stati 7.188 i positivi ai test Covid individuati nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute, mentre venerdì erano stati 7.409 . Sono 34 invece le vittime in un giorno, mentre ieri erano state 45. Il tasso di positività è del 2,8%, in lieve calo rispetto al 3,2% di ieri. L'altro dato chiave, quello sui ricoveri, esprime una situazione quasi stazionaria. Sono 372 i pazienti ricoverati in terapia intensiva per il Covid in Italia, 3 in più rispetto a ieri nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri, secondo i dati del ministero della Salute, sono 37 (venerdì erano 35). I ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 3.101, con un incremento di 68 unità rispetto. E in effetti resta sotto soglia del 10% la percentuale di saturazione delle terapie intensive, ferma al 4%. Sotto soglia anche i reparti di area non critica, fissata al 15% e ferma al 5%, da parte dei malati di Covid secondo i dati dell'Agenas (l'agenzia per i servizi sanitari regionali) aggiornati a venerdì.

I numeri delle regioni

Ma a livello locale il dato cresce, seppur lievemente dell'1%, in 5 regioni nelle terapie intensive che raggiungono questi livelli di occupazione: Abruzzo (2%), Emilia Romagna (5%), Sicilia (10%), Umbria (2) e Veneto (3%). Mentre scende, sempre dell'1%, l'occupazione in Puglia (al 4%) e in Lombardia (2).

Per i reparti di area non critica si registra un aumento dell'1% in 5 regioni: Basilicata (8%), Calabria (13%), Liguria (4%), Bolzano (4%), Umbria (+1). La situazione «sembra lentamente migliorare, in particolare l'indice RDt - l'indice di replicazione diagnostica - che aveva raggiunto il valore di 2,26, è sceso sino a sfiorare l'unità e se riuscirà a oltrepassare questa soglia significherà che i contagi avranno iniziato a diminuire», spiega l'epidemiologo Cesare Cislaghi, già presidente dell'Associazione italiana di epidemiologia, mettendo in guardia da quella che definisce la «sindrome del 6 riacciuffato», una condizione per la quale dopo avere raggiunto un risultato con fatica, come a scuola, si abbandona l'impegno e si torna indietro nei voti.

«Con la lotta all'epidemia da Covid-19 sembra si sia instaurata una simile sindrome: soddisfatti di aver raggiunto una maggiore tranquillità, si abbassa la guardia e i contagi riprendono di nuovo, spesso peggio di prima». Cislaghi osserva che «nel frattempo è buona cosa che la quota dei contagiati che abbisognano di terapia intensiva sia scesa dall'1% a circa lo 0,3% e la letalità, che a inizio anno era del 3% poi scesa lentamente al 2%, attualmente si aggiri attorno allo 0,5%, cioè di soli 5 decessi ogni mille nuovi contagi». Una situazione positiva legata sia all'età media dei contagiati, sotto ai 30 anni, sia alla presenza di contagiati precedentemente già vaccinati.

 

 

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Il Messaggero