OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Continuano ad arrivare le conferme sulla protezione del vaccino, dalla mortalità fino ai ricoveri in ospedale i dati sono netti: chi si è sottoposto alle due dosi ha un rischio di essere ricoverato in ospedale sette volte più basso rispetto a chi non si è vaccinato (52 contro 7 ricoveri per 100.000 abitanti) che si aggiunge al dato che conferma la protezione contro la mortalità al 96,2%. Lo indica il rapporto di sorveglianza integrata Iss sul monitoraggio Covid sul sito Epicentro dell'Istituto, che riguarda il periodo che dal 26 luglio all'8 agosto.
Variante Delta, allarme Iss: «In aumento l'incidenza dei contagi tra i bambini»
Gli ultimi dati in Italia
I dati odierni segnano una lieve riduzione, sia dei casi che delle vittime. Sono stati 7.188 i positivi ai test Covid individuati nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute, mentre venerdì erano stati 7.409 . Sono 34 invece le vittime in un giorno, mentre ieri erano state 45. Il tasso di positività è del 2,8%, in lieve calo rispetto al 3,2% di ieri. L'altro dato chiave, quello sui ricoveri, esprime una situazione quasi stazionaria. Sono 372 i pazienti ricoverati in terapia intensiva per il Covid in Italia, 3 in più rispetto a ieri nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri, secondo i dati del ministero della Salute, sono 37 (venerdì erano 35). I ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 3.101, con un incremento di 68 unità rispetto.
I numeri delle regioni
Ma a livello locale il dato cresce, seppur lievemente dell'1%, in 5 regioni nelle terapie intensive che raggiungono questi livelli di occupazione: Abruzzo (2%), Emilia Romagna (5%), Sicilia (10%), Umbria (2) e Veneto (3%). Mentre scende, sempre dell'1%, l'occupazione in Puglia (al 4%) e in Lombardia (2).
Per i reparti di area non critica si registra un aumento dell'1% in 5 regioni: Basilicata (8%), Calabria (13%), Liguria (4%), Bolzano (4%), Umbria (+1). La situazione «sembra lentamente migliorare, in particolare l'indice RDt - l'indice di replicazione diagnostica - che aveva raggiunto il valore di 2,26, è sceso sino a sfiorare l'unità e se riuscirà a oltrepassare questa soglia significherà che i contagi avranno iniziato a diminuire», spiega l'epidemiologo Cesare Cislaghi, già presidente dell'Associazione italiana di epidemiologia, mettendo in guardia da quella che definisce la «sindrome del 6 riacciuffato», una condizione per la quale dopo avere raggiunto un risultato con fatica, come a scuola, si abbandona l'impegno e si torna indietro nei voti.
«Con la lotta all'epidemia da Covid-19 sembra si sia instaurata una simile sindrome: soddisfatti di aver raggiunto una maggiore tranquillità, si abbassa la guardia e i contagi riprendono di nuovo, spesso peggio di prima». Cislaghi osserva che «nel frattempo è buona cosa che la quota dei contagiati che abbisognano di terapia intensiva sia scesa dall'1% a circa lo 0,3% e la letalità, che a inizio anno era del 3% poi scesa lentamente al 2%, attualmente si aggiri attorno allo 0,5%, cioè di soli 5 decessi ogni mille nuovi contagi». Una situazione positiva legata sia all'età media dei contagiati, sotto ai 30 anni, sia alla presenza di contagiati precedentemente già vaccinati.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero