Ormai i numeri non lasciano più dubbi: l'impennata dei casi di Covid-19 che si registra in Italia da alcuni giorni non può essere attribuita a una variazione...
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La risposta potrà arrivare nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. «Non possiamo sapere che cosa accadrà, ma è certo - osserva Sestili - che i contagi non scenderanno più sotto quota 2.500, al netto delle fluttuazioni che dipendono dai tamponi, come accade nei fine settimana». Potremmo quindi trovarci di fronte a un gradino analogo a quello che in agosto aveva fatto rapidamente salire il numero dei casi da qualche centinaio a oltre mille. «Allora a determinare il balzo era stato un insieme di cause. Per esempio - osserva - avevano inciso moltissimo i contagi importati dall'estero e l'affollamento dei luoghi della movida estiva».
Nel caso di questo inizio di autunno il salto potrebbe essere una conseguenza della «ripresa delle attività lavorative e scolastiche. In generale - osserva Sestili - in autunno le nostre abitudini cambiano: si trascorre più tempo nei luoghi chiusi e si usano di più i mezzi pubblici». In attesa di capire come si evolverà la situazione, un dato da non perdere di vista è quello sui ricoveri nelle strutture di terapia intensiva. Al momento è evidente che la crescita attuale è molto più lenta di quella avvenuta in febbraio-marzo, ma «ci troviamo in una situazione in totale evoluzione e da monitorare. Il problema - dice - è capire quanto il Servizio sanitario nazionale reggerà prima di arrivare a saturazione». Per tenere la situazione sotto controllo sono quanto mai necessarie le tre misure cardine di prevenzione, indossare le mascherine, rispettare il distanziamento e lavare spesso le mani. «Ben venga anche l'obbligo di indossare le mascherine all'aperto per evitare contagi in situazioni di assembramento, come all'ingresso e all'uscita dalle scuole o nelle strade della movida, ma non c'è dubbio - conclude Sestili - che se le regole sono rispettate non servonoi ulteriori restrizioni».
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Il Messaggero