Covid, i "ritardi" dell'Istituto Superiore di Sanità e il tristissimo record dell'Italia

Covid, i "ritardi" dell'Istituto Superiore di Sanità e il tristissimo record dell'Italia
Continuano a viaggiare a due velocità e con ritardi "sparsi" i dati forniti dall'Istituto Superiore di Sanità sull'epidemia. Il numero dei decessi...

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Continuano a viaggiare a due velocità e con ritardi "sparsi" i dati forniti dall'Istituto Superiore di Sanità sull'epidemia. Il numero dei decessi sulla pagina internet del sito è fermo ai calcoli del 16 dicembre scorso: 63.573 vittime. I morti nel frattempo sono arrivati a 73.029, il 3.53% di tutti casi diagnosticati finora. Anche le tabelle sulla distribuzione geografica dei pazienti deceduti e quella sulle vittime fino a 50 anni dfi età (solo 737, per fortuna: cioè l'1% del dotale delle persone uccise dal virus) sono aggioranate, apparentemente, a due settimane fa. Le note che accompagnano i numeri avvertono che «i dati di sorveglianza sono in continuo aggiornamento e le attività necessitano di tempi per essere esplicitate». Quasi quindici giorni sono pure sempre quindici giorni.

 

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L'Istituo Superiore di Sanità, che ha sede in viale Regina Elena a Roma, presidente Silvio Brusaferro, direttore generale Andrea Piccioli, mostra invece tabelle più tempestive sul totale dei casi. I numeri in questo caso risalgono a luned', il 28 dicembre. I dati corrispondono a quello del Ministero della Salute che li comunica anche alla John Hopkins University, negli Stati Uniti, che da Baltimora aggiorna di continuo le tabelle su mortalità nuovi casi e dislocazioni geografiche. In Italia i deceduti finora dall'esplosione dell'epidemia di Coronavirus sono stati 73.029 (dato aggiornato a ieri), il 3,53% di tutti casi diagnosticati (2.067.487: circa il 3,44% di tutti gli italiani). Il rapporto percentuale tra il totale dei malati e quello delle vittime nel nostro Paese è tra i più alti al mondo. In Gran Bretagna ad esempio è il 2,99%, in Francia il 2,4%, negli Stati Uniti l'1,73%, in Germania l'1,9%. Gli esperti per ora non hanno ipotizzato pubblicamente quale possa essere una possibile spiegazione del tristissimo record italiano. Le domande ovviamente diventano crescenti.

 

 

 

 

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Il Messaggero