Covid, i bambini non sono immuni. Studio Usa: ecco i casi in cui insorgono gravi complicazioni

Covid, i bambini non sono immuni. Studio Usa: ecco i casi in cui insorgono gravi complicazioni
I bambini e gli adolescenti non solo non sono immuni al Covid, ma possono ammalarsi in modi differenti rispetto agli adulti. Emerge da un nuovo importante studio effettuato negli...

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I bambini e gli adolescenti non solo non sono immuni al Covid, ma possono ammalarsi in modi differenti rispetto agli adulti. Emerge da un nuovo importante studio effettuato negli Stati Uniti, che ha descritto e confrontato i due principali modi in cui i più giovani hanno sviluppato i disturbi più gravi collegati all’infezione. In questo modo vengono dati a medici e genitori gli strumenti necessari per riconoscere meglio la malattia e per capire quando è il caso di allarmarsi.

 

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Lo studio è stato pubblicato mercoledì scorso su JAMA, Journal of the American Medical Association, una rivista medico scientifica statunitense. I ricercatori hanno analizzato 1.116 cartelle cliniche di giovani e giovanissimi che sono stati ricoverati e curati i 66 ospedali differenti, sparsi in 31 Stati, nel periodo tra il 15 marzo e il 31 ottobre 2020. Circa la metà dei pazienti considerati nello studio aveva sviluppato la malattia da Covid-19 in modo acuto: disturbi gravi prevalentemente a livello polmonare e anche le complicanze che affliggono la maggior parte degli adulti che contraggono l’infezione. Il resto dei pazienti presentava invece la sindrome infiammatoria: in molti bambini è comparsa alcune settimane dopo la scoperta di un’infezione da Covid che si era manifestata in modo lieve.
I ricercatori hanno trovato alcune somiglianze tra le due condizioni, ma anche differenze significative per quanto riguarda i sintomi presentati dai due gruppi e le caratteristiche dei pazienti, di età compresa tra gli zero e i 20 anni.

 


I giovani e i bambini che hanno sviluppato la sindrome infiammatoria multisistemica (MIS-C), hanno quasi sempre tra i 6 e i 12 anni. Più dell’80% dei pazienti con Covid-19 acuta, invece, aveva meno di 6, o più di 12 anni. Un altro dato: più di due terzi dei pazienti che hanno sviluppato entrambe le condizioni erano neri o ispanici, il che, secondo gli esperti, probabilmente deriva dal fatto che quei gruppi sono stati esposti in modo sproporzionato al virus per ragioni socioeconomiche e di altro tipo. C’è però una differenza singolare: mentre i giovani ispanici sembravano avere lo stesso rischio di sviluppare entrambe le condizioni, i bambini neri tendevano a sviluppare principalmente la sindrome infiammatoria. Lo sottolinea la dottoressa Adrienne Randolph, specialista in terapia intensiva pediatrica presso il Boston Children’s Hospital, autore senior dello studio.

 


I ricercatori hanno scoperto che, nella maggior parte dei casi, i giovani che avevano sviluppato la sindrome infiammatoria non avevano patologie pregresse. Mentre la stessa cosa valeva solo per un terzo dei pazienti con Covid acuta. I giovani con sindrome infiammatoria avevano più probabilità di aver bisogno di cure in un’unità di terapia intensiva tra i loro sintomi c’erano spesso problemi cardiaci, infiammazioni, problemi a pelle e mucose, rispetto ai pazienti con Covid acuta. All’incirca la stessa percentuale di malati aveva bisogno di supporto respiratorio, e più o meno lo stesso piccolo numero di giovani pazienti in ciascun gruppo è morto: 10 giovani con MIS-C e otto con Covid acuta. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero