Nella settimana tra il 22 e il 29 aprile l'80 per cento delle nuove infezioni e dei nuovi decessi è avvenuto in cinque regioni: Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna,...
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A quale conclusione arriva il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta? «Una fase 2 dell'emergenza improntata a regole uguali per tutte le regioni comporta un doppio problema: alcune aree del Paese dovranno sottostare a restrizioni eccessive, che favoriscono autonome fughe in avanti, come dimostra il caso Calabria. Per altre, la riapertura avverrà sul filo del rasoio perché dei 4,5 milioni di persone che torneranno al lavoro la maggior parte si concentra proprio nelle Regioni dove l'epidemia è meno sotto controllo».
Altre nazioni hanno scelto misure diverse, da regione a regione, sulla base della circolazione del virus. L'Italia ha deciso di trattare Isernia come Bergamo e questo sta sollevando qualche perplessità. Dice Cartabellotta: «Il nostro monitoraggio indipendente sulle variazioni settimanali documenta un ulteriore alleggerimento del carico degli ospedali e in particolare delle terapie intensive. Tuttavia, sul fronte di contagi e decessi, nonostante il progressivo rallentamento, il numero dei nuovi casi non ha raggiunto quella prolungata stabilizzazione propedeutica alla ripartenza secondo le raccomandazioni della Commissione Europea». Secondo Gimbe in parte è condivisibile il principio di graduale riapertura del Governo, ma «l'avvio della fase 2 non rispecchia il principio della massima prudenza perché non tiene in considerazione le notevoli eterogeneità regionali delle dinamiche del contagio».
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Il Messaggero