Coronavirus, il virologo Palù: «Non è la peste, né ebola, ma solo emergenza stagionale»

Fortunatamente c'è chi getta acqua sul fuoco e non benzina. «Non sta arrivando la peste, né il vaiolo, né Ebola. È arrivato un virus molto...

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Fortunatamente c'è chi getta acqua sul fuoco e non benzina. «Non sta arrivando la peste, né il vaiolo, né Ebola. È arrivato un virus molto meno letale: i microrganismi che si diffondo di più sono quelli che uccidono meno, ma sono appunto più contagiosi. E hanno tutto l'interesse a far sì che il loro ospite non muoia, perché in questo modo possono diffondersi di più». Lo sottolinea Giorgio Palù, professore ordinario di Microbiologia e virologia all'università di Padova ed ex presidente della Società europea e italiana di virologia.


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«Ormai si sa che il nuovo coronavirus - ricorda Palù - circolava da più tempo rispetto a quando è stata dichiarata l'epidemia a Wuhan. Ma non avendo ancora chiaro quale sia stato l'ospite intermedio, cosa che sapevamo per l'influenza aviaria o per la febbre africana, non possiamo intervenire sulla specie animale interessata. Peraltro il contagio è ormai tra di noi, e tra di noi del Nord in particolare». «A mio parere - evidenzia - non sono stati considerati alcuni elementi: nel Nord c'è una grandissima concentrazione di attività commerciali con la Cina, molti industriali hanno delocalizzato in quel Paese la loro produzione. E i viaggi da e per la Cina sono all'ordine del giorno: eppure i voli sono stati bloccati tardivamente, e solo quelli diretti, quando si sa che le persone non arrivano di certo solo così in Italia. Adesso si cerca il paziente zero: sarà molto difficile trovarlo e la priorità diventa circoscrivere i contagi con misure stringenti che creano preoccupazione e a volte panico nel pubblico». Eppure, ribadisce «il nuovo coronavirus ha una letalità probabilmente anche inferiore rispetto al 2%. L'epidemia ora - ipotizza in conclusione - potrebbe arrestarsi, oppure diventare una pandemia. Bisogna però considerare che se anche accadesse, il virus potrebbe rivelarsi stagionale come altri sensibili alle alte temperature».

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Il Messaggero