I due casi di recidiva del Coronavirus segnalati in Corea del Sud, in una donna di 73 anni, e in Giappone, in una donna di 40, dimostrano che il Covid-19 può colpire...
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«È probabile e auspicabile - ha aggiunto - che si tratti di reinfezioni causate da un secondo ceppo del virus che non è stato riconosciuto dal sistema immunitario». Sarebbe quindi una variante virale diversa rispetto a quello responsabile della prima infezione».
Finora nelle banche genetiche internazionali, come GenBank e Gisaid, sono state pubblicate decine di sequenze genetiche del coronavirus SarsCoV2, che hanno permesso di ricostruire il suo albero filogenetico, una sorta di albero genealogico con somiglianze di famiglia tra i diversi aspetti che il virus ha assunto a mano a mano che ha subito delle mutazioni.
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«Sono comparsi così diversi ceppi, che differiscono in base alle mutazioni. Queste ultime - ha rilevato l'esperto - in alcuni casi possono avere l'effetto di fortificare il virus, cioè renderlo più capace di replicarsi, più capace di resistere alle difese dell'ospite, oppure più idoneo per legarsi ai recettori sulle cellule del sistema respiratorio umano (come accade quando la mutazione riguarda la proteine di superficie del coronavirus)». «Tutte queste variazioni - ha concluso Broccolo - richiederebbero però 'mutazionì piuttosto consistenti, che ritenevamo (fino ad ora) poco possibili in tempi così limitati. Per avere spiegazioni precise dovremo attendere i dati sulla sequenza di questi ceppi virali che sembrano aver causato recidive della malattia».
Il Messaggero