Coronavirus: Parmigiano, riservisti se i casari si ammalano

Coronavirus: Parmigiano, riservisti se i casari si ammalano
Nessun contagio da Covid-19, ad oggi, tra i casari, gli operai e i mungitori della filiera Parmigiano Reggiano. Ma se uno dei 50mila che lavorano direttamente nei 2860 allevamenti...

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Nessun contagio da Covid-19, ad oggi, tra i casari, gli operai e i mungitori della filiera Parmigiano Reggiano. Ma se uno dei 50mila che lavorano direttamente nei 2860 allevamenti di bovine o nei 375 caseifici consorziati nelle province di Bologna, Mantova, Modena, Parma e Reggio Emilia, dovesse manifestare un caso di positività o sarà messo in quarantena, verrà sostituito da un "riservista": casari in pensione o mungitori che permetteranno ai piccoli caseifici, due terzi dei quali dislocati sull'Appennino e in comuni montani, di non fermarsi.


E' la strategia messa in campo dal Consorzio del Parmigiano Reggiano Dop per limitare i danni da emergenza coronavirus che punta a chiedere un protocollo ad hoc per attività essenziali e contratti di solidarietà. 
«La mungitura di 265mila vacche da latte va fatta ogni giorno e il latte destinato alla produzione del Parmigiano non può essere congelato per salvaguardare la sua microflora» ha sottolineato il presidente del Consorzio di tutela Nicola Bertinelli, in occasione della presentazione in anteprima dello stagionato 40 mesi che andrà in commercio a dicembre. Il comparto, che nel 2019 ha prodotto 3.750.000 forme per un valore al consumo di 2,5 miliardi di euro, ha il riconoscimento di "comprovata necessità lavorativa". Fortunatamente il decreto governativo non ha bloccato le merci, evitando così il rischio di blocco delle consegne del prodotto e anche del trasporto del siero che viene concentrato solo in Pmi del territorio lombardo.

Ciononostante,
«al via prevenzione in pieno spirito emiliano: - ha aggiunto Bertinelli - stiamo avviando una rete di solidarietà tra caseifici del Parmigiano Dop e censendo le caldaie non utilizzate per evitare rischi stop alle nostre attività produttive non differibili nel tempo. Illudersi di restare immuni dall'emergenza è inutile, meglio censire le forze lavoro attivabili in caso di contagio. Sono certo che non mancherà la collaborazione dei singoli per la sopravvivenza collettiva di realtà produttive grazie alla quale le nostre montagne non sono abbandonate e godono di servizi essenziali».


Il Consorzio sta anche valutando l'opportunità di chiedere al Ministero delle Politiche agricole e all'Ue una deroga al Disciplinare di produzione, come previsto da legge 1151/2012 che regola le Dop in caso di emergenze sanitarie, per la parte relativa agli orari di realizzazione del formaggio e alla doppia cottura. Una finestra con doppi turni che permetterebbe di scambiarsi tra caseifici la manodopera in differenti momenti del giorno in caso di emergenza.
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Il Messaggero