Coronavirus, Lopalco: «No ai guanti obbligatori, dannosi se utilizzati impropriamente. Bene non riaprire le scuole»

Coronavirus, l'epidemiologo Pierluigi Lopalco dice no ai guanti obbligatori, perché ritiene che possano essere più dannosi che utili se usati impropriamente. E...

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Coronavirus, l'epidemiologo Pierluigi Lopalco dice no ai guanti obbligatori, perché ritiene che possano essere più dannosi che utili se usati impropriamente. E di fronte alla riapertura delle scuole fatte da alcuni Paesi europei dice, intervenendo durante la trasmissione Agorà sui Rai 3, che riaprirle in Italia ora sarebbe un azzardo.


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«No all'utilizzo obbligatorio dei guanti». «Invito gli amministratori: non imponete l'utilizzo obbligatorio dei guanti, perché sono più dannosi che utili se non utilizzati propriamente. Si fa uno spreco di materiale e si imbratta tutto perché poi non vengono lavati e cambiati». Questo l'appello lanciato oggi, durante la trasmissione Agorà sui Rai 3, da Pierluigi Lopalco, responsabile del Coordinamento Regionale Emergenze Epidemiologiche in Puglia. «I guanti - ha sottolineato - vanno indossati per breve periodo, indossati e tolti in un certo modo. All'ingresso dei supermercati consiglierei un dispenser di gel idroalcolico. Sarebbe meglio che non i guanti».
 

Scuole chiuse



«Facciamo bene a non riaprire le scuole». «Facciamo bene a non riaprire le scuole, la ripartenza va fatta ma va fatta in sicurezza. Magari forse ha ragione qualche titolista: avremmo dovuto pensarci qualche settimana prima a cominciare a programmare queste azioni», dice Pierluigi Lopalco. «Riaprire le scuole - ha precisato l'esperto - è rischioso, perché sono un nucleo di circolazione del virus particolarmente efficiente». Rispetto alla decisione di riaprirle fatta da altri paesi, ha detto: «Capisco anche questa scelta, perché se non ripartono le scuole è difficile fare ripartire altre attività. La scuola, infatti, oltre a essere importante dal punto di vista didattico, è anche un'alternativa alla babysitter». In alcuni casi quindi «le scelte sono state fatte anche secondo questa logica», ovvero «pensandolo non tanto come sistema educativo ma di parcheggio» per alcune famiglie che non hanno alternative.

 

 
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Il Messaggero