Le zone con la popolazione più longeva d'Italia non sono state travolte dal Covid-19. E la carenza di posti letto negli ospedali è tra le concause del picco...
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«Incrociamo dati come la densità e la longevità della popolazione, la distribuzione dei redditi, dei servizi sanitari e i divari digitali, con i numeri di contagio, morbilità e mortalità, per descrivere l'evoluzione del virus. Sia su piccola che su larga scala, dagli ambiti provinciali italiani fino alle grandi aree regionali europee. Dati utili a misurare la capacità di risposta dei territori», spiega il responsabile del team, Matteo Colleoni, professore di Sociologia dell'ambiente e del territorio e delegato della rettrice per la sostenibilità all'Università di Milano-Bicocca. Tra gli strumenti anche una mappa dinamica della diffusione spazio-temporale sul contagio. «Da marzo a maggio - descrive Colleoni - si nota in Italia una diffusione a macchia d'olio: dopo un mese, il Covid-19 colpisce principalmente le zone limitrofe a quelle di primo contagio. Inoltre si evince che il lockdown ha funzionato impedendo la diffusione del contagio in altre regioni italiane».
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Longevità. Confrontandola con la mappa della longevità, ovvero il rapporto percentuale tra popolazione over 65 e popolazione residente totale, «se a livello europeo - afferma il responsabile dell'Osservatorio - tra le cause dell'alta morbilità italiana ha sicuramente giocato un ruolo importante l'anzianità della popolazione, scendendo nel dettaglio nazionale si scopre che i territori 'più longevì non sono quelli dove il contagio si è maggiormente diffuso: lungo gli Appennini, in Liguria, in Sardegna, nelle aree più interne e meno urbanizzate gli over 65 superano il 30% di presenza, ma il virus non si è diffuso ampiamente». Da un confronto tra le due mappe dei dati della morbilità (casi Covid-19 per centomila abitanti) a inizio aprile e a inizio maggio, accanto al fenomeno dell'espansione a macchia d'olio, si nota come tra le province più colpite (più di 600 casi di contagio su 100mila abitanti) sono entrate Pesaro-Urbino, Imperia, Trento o Aosta, inizialmente ai margini delle zone di più ampia diffusione del virus, ma ora, per numeri, sopra il Veneto, una delle due regioni dove si sono riscontrate le prime persone infette.
I redditi. E se la mappa sulla distribuzione dei redditi «tornerà utile più avanti per misurare la capacità dei territori di resistere alle conseguenze negative per l'economia e il lavoro di questa situazione di emergenza», anticipa Matteo Colleoni, quella sull'offerta di servizi sanitari in Europa e in Italia «ci dice che la carenza di posti letto, meno di 400 per 100mila abitanti, non è stata di aiuto, rispetto ad altre nazioni.
Il Messaggero