Tamponi Covid, inaugurato il primo ambulatorio gestito dai medici di base

Un ambulatorio "walk in trouhg", nel quale svolgere i tamponi rapidi per il Covid 19 senza alcun contatto tra pazienti e operatori. Un pannello divisorio, infatti,...

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Un ambulatorio "walk in trouhg", nel quale svolgere i tamponi rapidi per il Covid 19 senza alcun contatto tra pazienti e operatori. Un pannello divisorio, infatti, attraverso il quale passano solo le mani di chi esegue il test nell'ambulatorio gestito dai medici di famiglia «il primo del genere in Italia» - ha detto Pasquale Matone, uno dei promotori.  E' stato inaugurato ad Anzio (Roma) in via di Valle Schioia 274, in località Lavinio, ed è stato dedicato  alla memoria dei  medici di base che hanno perso la vita a causa dell'infezione. 

Si accede per appuntamento, prenotandosi via mail a studiodottordistefanomatone@gmail.com e per ora si faranno i tamponi rapidi, ma presto si passerà anche a quelli "quantitativi".

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I test  «Saranno gratuiti per il paziente e a completo carico del servizio sanitario nazionale - ha aggiunto Matone -   Da circa un anno, noi medici di famiglia, o perlomeno alcuni di noi, hanno affrontato questa emergenza epidemica, con non poche difficoltà, in assenza di direttive chiare tempestive, o di mancanza di fornitura di dispositivi di protezione, in quantità sufficiente e nei tempi necessari. Abbiamo comunque svolto il nostro servizio, attrezzandoci con modalità di accesso ai nostri studi. Siamo stati criticati, attaccati, insultati, per essere "spariti dalla circolazione”. Peccato, perché i medici di famiglia, contano tra le proprie fila, il numero maggiore di caduti». 

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Al presidio Covid hanno aderito i medici  Di Stella, Cerroni, De Micheli, Mancini, Grimaldi, Chiappetta, Scalabrelli, Arioli e Lorenzo Matone «ci auguriamo possano aggiungersi altri - ha aggiunto lo stesso Matone - questa  è la risposta dei medici di famiglia,  un presidio sicuro  che mette a riparo gli operatori e gli utenti dai rischi di contagio, che tutela i nostri pazienti anziani, che potranno continuare ad affluire, e a servirsi dei nostri studi, per la normale attività ambulatoriale. Sappiate, non avremmo mai fatto entrare nei nostri studi, obbligo o non obbligo, un potenziale paziente infetto, perché di questo si tratta, di potenziali portatori di infezione covid 19, coloro che necessitano di effettuare un tampone. Concludo con l’augurio, che si ripensi a revocare la norma che obbliga i medici di famiglia ad effettuarli. Non tutti i colleghi hanno esperienza di gestione di situazioni ad alto rischio infettivo. Penso alla corretta vestizione e alla gestione di rifiuti potenzialmente infetti, solo per citarne qualcuno. Non vorrei in un futuro prossimo, che ci trovassimo a piangere ancora, per colleghi meno fortunati di noi».  

 

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Il Messaggero