Cefalea, nasce il “Manifesto” per i diritti dei malati abuso di farmaci e di esami

Cefalea, nasce il “Manifesto” per i diritti dei malati abuso di farmaci e di esami
ROMA Ci sono sei milioni di italiani che vorrebbero fare una domanda. Eccola:«Scusi, lei ha mai avuto un mal di testa di quelli che non si riesce neppure ad uscire di casa?». Un...

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ROMA Ci sono sei milioni di italiani che vorrebbero fare una domanda. Eccola:«Scusi, lei ha mai avuto un mal di testa di quelli che non si riesce neppure ad uscire di casa?». Un 'idea per far capire quanto stanno male, quando c'è l'attacco, i sei milioni di italiani, soprattutto donne, che soffrono di cefalea. Che chiedono il riconoscimento della patologia come malattia sociale.

Un atto non solo burocratico. Ma un vero cambiamento nella vita dei pazienti, nel capitolo di spesa del servizio sanitario (3,5 miliardi di euro per spese mediche, farmaci e ospedalizzazione) e nel rapporto tra i malati e i medici.
In pratica agevolazioni con i ticket e i medicinali, percorsi di diagnosi e cura codificati, attestazioni che possono contribuire ad avere meno problemi sul posto di lavoro per le assenze da malattia. O anche a scuola visto che il 25% dei malati sono bambini e adolescenti.

E' nato così il “Social Manifesto” per dar voce a chi sta male e chiede la definizione dei suoi diritti. Un'alleanza tra pazienti, camici bianchi e farmacisti (Alleanza cefalgici, Associazione italiana per la lotta contro le cefalee, l'Associazione neurologica italiana per ricerca sulle cefalee, Federdolore, Federfarma, Lega italiana cefalgici, Società italiana per lo studio delle cefalee). «Questo, per sostenere la ricerca scientifica e l'innovazione, uniformare l'accesso alle terapie nelel diverse regioni agevolando l'orientamento dei pazienti - spiegano gli specialisti - lavorare per il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale e contrastare il problema dell'uso spesso improprio e protratto dei farmaci».

Il “Social Manifesto”, che verrà presentato al ministro della Salute, è satto redatto nell'ambito dell'Italian Migraine Project. Che ricorda una raccomandazione dell'Oms: la cefalea è un problema sanitario per il qaule è necessario rimuovere barriere di ordine clinico, sociale e politico economico.


«Oggi in Italia chi soffre di cefalea - spiega Giorgio Bono, presidente della Società italiana per lo studio delle cefalee - utilizza troppo spesso i afrmaci in modo improprio con rischi di tossicità e abuso o dipendenza. E' fondamentale arrivare a una chiara definizione legislativa della malattia». Non solo abuso di farmaci. «Ma anche di esami - aggiunge Marco Aguggia, presidente dell'Associazione nazionale neurologica italiana per la ricerca sulle cefalee - dal momento che ne vengono prescritti molti e spesso non appropiati. Va colmato questo bisogno di cura dei pazienti». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero