Un gesto inspiegabile, che avrebbe potuto avere conseguenze gravissime. Una graffetta metallica inserita in un impianto di monitoraggio cardiaco per 'silenziarè...
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Al Cardarelli di Napoli impronte digitali per i dipendenti
Un episodio che richiama alla mente gli altri sabotaggi registrati nella sanità napoletana, come le formiche e poi le blatte nell'ospedale Loreto Mare, invasioni probabilmente causate ad arte attirando gli insetti con briciole o miele. Al Cardarelli, il più grande ospedale dell'Italia meridionale, non si sono però mai verificati prima episodi di questo tipo. Non a caso i vertici dell'ospedale parlano di evento «inspiegabile», del tutto isolato, a differenza dei ripetuti episodi del Loreto Mare. Un «giallo», insomma. Ora il sistema funziona regolarmente e sono stati intensificati i controlli. Nel tentativo di trovare una ragione, c'è chi ricorda le conflittualità esistenti nel reparto, il clima pesante: «Ma se qualcuno ce l'avesse con me non ordirebbe qualcosa contro i pazienti», replica il primario, che ammette senza remore le difficoltà di rapporto esistenti nella struttura.
Altra ipotesi è quella di un tentativo di 'silenziarè l'apparecchio per non disturbare il sonno del personale di turno di notte: «Sarebbe una gravissima e criminale irresponsabilità, non oso pensarci. Tuttavia c'è sempre una remota possibilità», dice Mauro. In ogni caso appare difficile che il responsabile possa essere individuato, malgrado l'inchiesta interna disposta dall'azienda ospedaliera e le indagini che svolgerà la procura. Nei casi dei sabotaggi in altri ospedali il movente è stato cercato tra i malumori di ditte esterne per questioni legate ad appalti: al Cardarelli la situazione è completamente diversa, quindi la pista del dissidio interno appare al momento la più accreditata. Inevitabile ricordare ciò che disse a gennaio il governatore Vincenzo De Luca a proposito dei sospetti di sabotaggio al Loreto Mare: «Governare in Campania la sanità non richiede un lavoro amministrativo ma da capitano di ventura, con la spada e la corazza». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero