Cannabis di Stato, primo raccolto per malati di Sla, cancro e Aids

Cannabis di Stato, primo raccolto per malati di Sla, cancro e Aids
Per le piantine bisogna usare i guanti bianchi. E non basta: al loro cospetto bisogna indossare anche tanto di cuffietta, camice e pattine copriscarpa. Tutto pur di scongiurare il...

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Per le piantine bisogna usare i guanti bianchi. E non basta: al loro cospetto bisogna indossare anche tanto di cuffietta, camice e pattine copriscarpa. Tutto pur di scongiurare il pericolo della contaminazione, che potrebbe pregiudicare il prodotto. «Questa è una giornata importante, la giornata del raccolto», dice infatti il generale Giocondo Santoni, direttore dello Business Unit dell’Istituto chimico farmaceutico militare di Firenze.


È una giornata storica, perché per la prima volta in Italia si raccoglie la “marijuana di Stato”. «In nessun altro Paese, infatti, c’è la produzione di cannabis gestita da strutture pubbliche», afferma il generale. Anzi, da noi l’ufficio viene portato avanti addirittura dai militari. «La marijuana così prodotta - continua il generale Santoni - avrà un impiego medico: servirà tra l’altro a migliorare la qualità della vita dei malati di Sla, ad attenuare i dolori oncologici; la cannabis inoltre è efficace per ridurre la nausea di chi fa chemioterapia e stimola l’appetito a chi è malato di Aids». Oggi l’Italia importa dall’Olanda 50-60 chili all’anno di marijuana, che costa più o meno 7-8 euro al grammo. «L’Istituto di Firenze - dice ancora il generale Santoni - potrà produrre fino a 100 chili all’anno di sostanza finale. Stiamo allestendo nell’Istituto 200 metri quadrati di serre».

IL PROCESSO
«Abbiamo iniziato la coltivazione il 20 marzo - dice il colonnello Antonio Medica, direttore dello Stabilimento di Firenze - Ci sono arrivate le talee, cioè dei rametti, dal Centro di ricerche in agricoltura di Rovigo. Oggi le piante sono alte più di un metro. Le abbiamo tagliate alla base e le teniamo ad essiccare al buio e a capo all’ingiù. Ora cominciamo con il recupero del fiore, che è la parte che ci interessa». Nella serra-pilota dell’Istituto si spande un profumo di agrumi: «È l’odore tipico della cannabis», dice il colonnello. «Per completare il ciclo, dalla piantagione alla fioritura, all’essiccazione, al raccolto e alla macinazione ci vogliono 3 mesi circa - afferma il generale Santoni - Una volta macinata come il tè la cannabis viene messa in flaconcini ed è pronta per la distribuzione. Per tutto ci vorranno 4 mesi ed è per questo che stimiamo un ciclo di tre raccolti l’anno».

MALATTIE RARE

L’Istituto chimico farmacologico di Firenze non è nuovo a produzioni ad uso della popolazione civile. «Stiamo curando circa 2.000 pazienti civili», dice il generale Santoni. È il caso dei cosiddetti “farmaci orfani”, cioè di quei medicinali destinati a curare malattie rare, che per questo motivo non sono reperibili sul mercato e che perciò vengono fatti produrre qui. «Ai primi del ’900 - racconta il generale - la Farmacia centrale militare, che allora era a Torino, fu chiamata a produrre chinino per tutto il Paese. La malaria faceva 16.000 morti all’anno e si ridusse la mortalità di 4/5. E produciamo ancora potassio ioduro per rinnovare le scorte in caso di fallout radioattivo, come è accaduto per Chernobyl». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero