Cancro alla prostata: radioterapia breve al Negrar di Verona, 5 sedute invece di 40

Il nuovo macchinario Unity al Negrar di Verona con Filippo Alongi direttore Radioterapia
Una radioterapia più breve e mirata contro il tumore grazie ad una macchina unica in Italia, che permette una sorta di guerra-lampo alla neoplasia. Una rivoluzione...

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Una radioterapia più breve e mirata contro il tumore grazie ad una macchina unica in Italia, che permette una sorta di guerra-lampo alla neoplasia. Una rivoluzione tecnologica che è già realtà nel dipartimento di Radioterapia Oncologica Avanzata all'Istituto di ricerca Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona).

Unico centro in Italia, è tra le 20 strutture al mondo, dotato di questo dispositivo (il MrLinac "Unity"), composto da un acceleratore lineare e da una risonanza magnetica ad alto campo.

 

Radioterapia breve



Si potrebbe paragonare ad un fucile di precisione con una lente d'ingrandimento incorporata che mette a disposizione del radioterapista oncologo immagini di altissima qualità e definizione. Questo consente di definire la sede tumorale e di colpirla con la massima precisione e con alte dosi di radiazione, minimizzando il coinvolgimento dei tessuti sani, riducendo le sedute di radioterapia e garantendo un'ottima qualità di vita.

Con il nuovo dispositivo Unity, finora non si sono verificati effetti collaterali gravi e rispetto alla terapia tradizionale il risultato è altrettanto efficace ma con meno sedute: una media di soli 5 appuntamenti consente di avere ottimi risultati, più rapidamente degli schemi di radioterapia tradizionale che possono invece superare anche 40 sedute, come nel caso del tumore alla prostata. Con il nuovo sistema sono stati ad oggi trattati tumori alla prostata, metastasi linfonodali, ossee in pelvi e addome, ed anche il distretto toracico e recentemente quello cerebrale.In poco meno di un anno di attività, al Negrar sono state concluse oltre 1000 prestazioni, su 102 pazienti con tumore alla prostata e 59 con metastasi per altri tumori.

Finora, con i sistemi convenzionali,
«proprio per il naturale movimento degli organi, eravamo costretti a irradiare una zona più ampia rispetto al tumore, e con dosi minori per non danneggiare porzioni di tessuto sano necessariamente coinvolte - spiega Filippo Alongi, direttore del dipartimento di Radioterapia Oncologica Avanzata del Negrar e professore della facoltà di medicina all'Università di Brescia -. Grazie all'utilizzo delle immagini ad alta risoluzione della risonanza magnetica prima e durante ogni seduta, possiamo indirizzare con precisione millimetrica alte dosi di radiazione tali da neutralizzare le cellule tumorali, e proponendo sempre di più protocolli di trattamento con minor numero di sedute rispetto alla radioterapia convenzionale».


Il macchinario consente di adattare in tempo reale i fasci di radiazioni nel corso della stessa seduta, in base alla posizione del bersaglio tumorale che muta a causa del movimento naturale degli organi. «Vengono così superati i limiti della radioterapia tradizionale in cui il piano di cura viene deciso il giorno zero e rimane sempre uguale» aggiunge Alongi.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero