Un intervento molto costoso e unico in Italia, reso possibile grazie alla professionalità dei medici dell’ospedale Regionale di Torrette e alla generosità di...
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«Tutto è iniziato un anno e mezzo fa – racconta l’oncoematologo Paolo Pierani –, quando la bambina è arrivata in reparto in condizioni drammatiche. La patologia da cui era affetta era estremamente maligna e presentava metastasi al sistema nervoso centrale. Noi siamo subito intervenuti sottoponendola a cicli di chemioterapia e radioterapia». Tuttavia la malattia c’era ancora ed era poco aggredibile chirurgicamente, anche perché il tumore era piuttosto profondo e di piccole dimensioni. A quel punto, però, si è prospettata la possibilità di praticare un intervento mai effettuato prima in Italia. «In verità – spiega Trignani, che nell’intervento è stato affiancato dai neurochirurghi Stefano Vecchioni e Michele Luzi – questa tecnica, sperimentata per la prima volta negli Stati Uniti, è già stata utilizzata una volta nel nostro paese, ma mai a livello di cervelletto, che è una zona particolarmente delicata».
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Proprio per questo ha richiesto una tecnica avanzata che consiste nel posizionare una sonda nel cervelletto attraverso la quale viene poi erogato un fascio laser che va a distruggere il target in maniera selettiva. L’operazione viene guidata dai neuroradiologi che attraverso la risonanza magnetica capiscono quanta energia va rilasciata e per quanto tempo. «Le caratteristiche di questo di intervento – spiega Trignani – sono la mininvasività, in quanto si fa soltanto un piccolo foro sulla testa, e la multidisciplinarietà. La riuscita dipende perciò dal perfetto coordinamento di tutto il personale». Per tutti questo intervento è stata una vera e propria sfida. «Era la prima volta che trasformavamo l’ambiente della risonanza magnetica in una sala operatoria – dicono i neuroradiologi Gabriele Polonara e Luana Regnicolo – e il supporto di fisici e anestesisti è stato fondamentale». «La termo ablazione si basa su un principio fisico molto complesso – spiega la fisica sanitaria Stefania Maggi – Un minimo errore può essere fatale».
Ancora più complicato il compito degli anestesisti Pietro Martorano, Mirko Amici e Monica Pizzichini: «Quello della risonanza è un ambiente ostile, in cui non si possono introdurre oggetti metallici e che non può essere riscaldato. Per evitare che la bambina andasse in ipotermia ci siamo dovuti arrangiare con le borse di acqua calda». Tutto è andato per il meglio. «La bambina – fa sapere l’oncoematologa Paola Coccia – si è svegliata la sera stessa dell’intervento e il giorno dopo è stata trasferita in reparto in ottime condizioni generali. Ora sta bene e tra breve potrà tornare a casa». Questo però non sarebbe stato possibile senza l’intervento di Alberto Rossi, che ha raccolto i fondi necessari con una festa su un traghetto cui hanno partecipato 280 persone. I 29 mila euro ricavati hanno coperto i costi dell’operazione e il resto è stato devoluto a Oncologia. «Grazie a questa catena di solidarietà abbiamo potuto curare un piccolo paziente con le tecniche più adatte alla sua età - ha dichiarato il direttore generale degli Ospedali Riuniti di Ancona, Michele Caporossi –. Del resto anche la costruzione di un Salesi autonomo va in questa direzione».
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Il Messaggero