Catherina Bertone, maratoneta e pediatra in corsia: mancano i medici, niente permessi per gare e allenamenti

Catherine Bertone
Maratoneta alle Olimpiadi e pediatra in un ospedale di Aosta. La campionessa Catherina Bertone, classe 1972, fino ad oggi era riuscita a far parte di una squadra di...

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Maratoneta alle Olimpiadi e pediatra in un ospedale di Aosta. La campionessa Catherina Bertone, classe 1972, fino ad oggi era riuscita a far parte di una squadra di prim'ordine e indossare il camice. Ma da quest'anno non sembra più possibile. Perché nelle corsie di quell'ospedale ci sono pochi medici e a lei non è stato permesso allontanarsi per partecipare agli allenamenti collegiali della nazionale di mezzofondo.


L'azienda sanitaria, infatti, le ha detto no. No alla domanda di poter lavorare part-time e no alla richiesta dei permessi non retribuiti. Solo ferie per raduni e gare. Ma l'azienda non è un'istitutzione pubblica come il Coni? Qualcosa non torna. E, così, per poter partire da Aosta e partecipare al raduno di Tirrenia a febbraio ha preso le ferie. La stessa situazione è calendarizzata ad agosto quando sono in programma a Berlino i Campionati europei.

Una situazione come questa è "figlia" di un limitato numero di medici per la turnazione. In tutta Italia. Anche nella Valle d'Aosta, Regione autonoma. Certo è che dai pediatri agli anestesisti, secondo il sindacato degli ospedalieri Anaao, mancano 800 camici bianchi l'anno. Turni pesanti, cali del personale. Ma, questa volta, è un'altra storia. Parliamo di una maratoneta che nell'estate 2016 era a Rio, alle Olimpiadi. Una donna laureata, che ha scelto la via del servizio pubblico per fare il medico dei bambini.


Ad alzare la voce è il presidente Fidal, al Federazione atletica leggera, della Valle d'Aosta Jean Dondeyanaz: «Quella che sta patendo Ctherine Bertone evidenzia la singolarità di un'atleta di livello internazionale con un impegno di lavoro molto particolare.  Si è guadagnata spazi e convocazioni per le massime manifestazioni internazionali andando a rappresentare l'Italia. Dall'altra parte ci scontriamo con un evidente limite che nega la preparazione e il potersi giocare al meglio le proprie chance». Una condizione come quella della dottoressa Bertone non è contemplata nei contratti in sanità. Per questo, la burocrazia, fa prima a dire “no” e a costringere alle ferie per andare a vincere una medaglia che l'Italia si appunterà sul petto. Davvero impossibile modificare il regolamento? Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero