È lo sport simbolo dell'estate, ma se praticato a livello agonistico mette a rischio caviglie, ginocchia e arti superiori. Il beach volley domina sulle spiagge...
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«L'articolazione tibiotarsica, ossia la caviglia - sottolinea il direttore della Traumatologia sportiva - è sottoposta a gesti atletici che, se eseguiti male, possono sfociare in distorsioni di vario grado, fino ad arrivare a fratture malleolari. Il ginocchio, a causa della flesso-estensione e delle sollecitazioni gravose, può essere sottoposto a lesioni delle componenti meniscali e legamentose, come il crociato anteriore». Anche gli arti superiori sono in pericolo: «Le ripetute cadute in avanti possono comportare sollecitazioni distorsive a carico dei polsi e delle mani e, in casi gravi, anche fratture dei vari distretti articolari - suggerisce l'ortopedico - Inoltre, possono insorgere periartrite di spalla legate alla elevata frequenza con cui si colpisce la palla per schiacciarla al suolo».
Adrenalina e competizione sono le componenti che spingono a compiere gesti atletici a cui il nostro corpo non è abituato: «La veemenza con la quale si affronta la partita - osserva lo specialista - porta a sollecitare i muscoli a volte in maniera esasperata e questo può innescare quella catena di eventi lesivi che va dal semplice allungamento fino alla lacerazione muscolare. Per prevenire infortuni è bene giocare senza esagerare, tenendo sempre presenti i propri limiti. In caso di dolori, una borsa del ghiaccio può tornare utile, ma se persistono è necessario rivolgersi al medico specialista».
Altro aspetto da non sottovalutare è che di solito si gioca a beach volley durante il giorno: «Le temperature elevate e l'umidità dell'aria d'estate - conclude Guarino - sottopongono a stress l'apparto cardiovascolare e respiratorio. Per questo il paziente che ha delle patologie cardiovascolari, specialmente se in età avanzata, deve prestare maggior attenzione. Lo stesso vale anche per i bambini per cui è consigliato praticare questo sport, ma vivendolo come un gioco, un modo divertente per socializzare e non come una competizione agonistica». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero