Fame nervosa e sedentarietà, l'obesità dei bambini è un'epidemia

Su cento under12, ventidue sono sovrappeso e sedici obesi. Annamaria Staiano, presidente Società Italiana di Pediatria: «Emergenza sociale». L’ostacolo alla prevenzione? La famiglia

Fame nervosa e sedentarietà, l'obesità dei bambini è un'epidemia
Mettiamo in fila cento bambini sotto i 12 anni: 22 di loro sono sovrappeso e 16 obesi. Troppi. Ascolta: La Giornata della felicità: dallo yoga alla corsa, i 5 esercizi...

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Mettiamo in fila cento bambini sotto i 12 anni: 22 di loro sono sovrappeso e 16 obesi. Troppi.

E non certo per una mera considerazione estetica. Perché se oggi sono in queste condizioni domani si troveranno a pagare a caro prezzo i chili in più. È proprio delle ultime settimane un ennesimo appello della Società Italiana di Pediatria. Un appello forte e chiaro come fanno coloro che non si sentono ascoltati. «Si tratta di una vera e propria epidemia. Un’emergenza sociale – commenta la presidente della Società italiana di Pediatria, Annamaria Staiano – L’obesità è un modello precursore di malattie croniche che il servizio sanitario sarà costretto ad affrontare. Oltre il 50% degli adolescenti obesi rischia di esserlo anche da adulto. Occorre investire maggiormente sulla prevenzione». Perché nel loro futuro i pediatri disegnano conseguenze neurologiche, polmonari, endocrine, renali, muscolo-scheletriche, cardiovascolari gastrointestinali. Oltre alle diverse implicazioni psicosociali dovute alle relazioni come al bullismo. E già oggi, sotto i 12 anni, si vedono gli effetti del peso come rivela un lavoro della Società Italiana di Pediatria con la Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica. Sempre più bambini e adolescenti, infatti, soffrono di patologie da obesità finora sconosciute nell’infanzia, come ipertensione, dislipidemia e diabete di tipo 2. Un bambino obeso su 20 ha già la glicemia alta, condizione definita di pre-diabete (un’alterazione del metabolismo del glucosio che però può ancora regredire), più di 3 su 10 dei piccoli gravemente sovrappeso hanno trigliceridi e colesterolo elevati, il 12% ha valori pressori superiori alla norma. Il principale ostacolo alla prevenzione e alla cura dell’obesità tra i bambini e gli adolescenti, secondo i pediatri, è la famiglia. Anche questa spesso in sovrappeso, quindi inconsapevole del problema, scarsamente motivata o scoraggiata. Accade che molti genitori non vedano, letteralmente, che i figli hanno problemi di peso. Che mangiano sollecitati da una anomala fame nervosa. Uno studio della City University of London ha dimostrato che il peso dei figli è direttamente proporzionale a quello dei genitori: più grasso è il genitore e più lo sarà il figlio. «La famiglia non va però colpevolizzata, ma al contrario va sostenuta con perizia altrimenti il rischio è quello di avviare una catena infinita di fallimenti di questa malattia cronica, fino a obesità gravi o disordini del comportamento alimentare. Ecco perché un aspetto cruciale della formazione del pediatra è l’educazione terapeutica centrata sulla famiglia» fa sapere Vita Cupertino del Gruppo di Studio Adolescenza della Società Italiana di Pediatria. Questo vuol dire che gli specialisti stanno studiando per diventare sempre più convincenti con i familiari di un bambino gravemente sovrappeso. Non dito puntato ma consapevolezza per tutti i conviventi della casa.

ADOLESCENZA

È l’adolescenza, va ricordato, il momento critico. Il 58% dei pediatri, infatti, ritiene che in questo periodo ci sia un altissimo rischio di fallimento e persistenza dell’obesità in età adulta. Seguono lo stigma, che facilita i sensi di colpa (48%) e rovina l’armonia in famiglia (45%) e la frustrante sensazione di essere impotenti e quindi destinati al fallimento di curati e curanti (45%). «Lo stigma sul peso, che coinvolge tutti e sempre di più, deve essere contrastato con ogni mezzo, cominciando proprio dai professionisti sanitari che si occupano dei primi anni di vita. Esso, infatti, non motiva alla cura, ma attraverso una situazione di stress cronico, determina o amplifica tutte le comorbilità psicologiche e persino fisiche dell’obesità, rendendo vana ogni cura – ricorda Rita Tanas, pediatra endocrinologa del Gruppo di Studio Adolescenza – Conoscere tutte le cause dell’obesità, anche quelle non modificabili (genetiche ed epigenetiche) potrebbe aiutare a ridurlo». I pediatri vorrebbero formarsi per migliorare le loro competenze nell’affrontare questa patologia così complessa, imparare a lavorare in rete e a sviluppare una relazione professionale empatica, così difficile con le famiglie con obesità, magari con più tempo da dedicare loro. L’impresa, al momento, sembra piuttosto ardua. I medici hanno a che fare con un piccolo paziente in pericolo stretto tra pasti frettolosi, suggestioni pubblicitarie ipercaloriche, fame nervosa, vita sedentaria. «Approcci personalizzati e modificazioni dello stile di vita rimangono il cardine della cura dell’obesità – sono le parole di Anna Tagliabue, presidente della Società Italiana di Nutrizione Umana – Un’alimentazione corretta deve essere varia, frugale, con il consumo di alimenti nella loro forma naturale e meno processata possibile che vanno consumati lentamente e con consapevolezza».

L’ALIMENTAZIONE

La dieta mediterranea, ricordano i pediatri, può essere una valida alleata contro il rischio di obesità. Perché è un modello alimentare ricco di alimenti di origine vegetale (verdure, frutta, cereali integrali, legumi, semi), caratterizzato dall’impiego di olio di oliva e da un consumo di pesce, uova, pollame e prodotti caseari abbinato a porzioni ridotte di carne rossa. Importante è consumare sempre la prima colazione, così come evitare merende troppo abbondanti. Ridurre la sedentarietà, passo dopo passo. La Società Italiana di Pediatria ha realizzato una piramide dell’attività fisica per aiutare le famiglie. Un consiglio per tutti: i bambini dovrebbero fare attività fisica e giochi all’aria aperta almeno 4-5 giorni alla settimana.

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Il Messaggero