Bambini in vacanza, posso fare il bagno dopo mangiato? E l'aria condizionata fa male? Ecco i consigli dei pediatri

A fare chiarezza sulle tante incertezze dei genitori sono gli specialisti della Società italiana di pediatria che, sul loro sito (sip.it), hanno pubblicato una guida

Per le mamme e i papà dei più piccoli non c'è relax in vacanza. Dubbi, incertezze e timori sui comportamenti giusti da adottare, al mare o in montagna,...

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Per le mamme e i papà dei più piccoli non c'è relax in vacanza. Dubbi, incertezze e timori sui comportamenti giusti da adottare, al mare o in montagna, possono creare ansia e stress. Rovinando, così, le tanto agognate ferie.


A che età i bambini possono fare il bagno al mare? Quali accortezze seguire ad alta quota? Le domande sono tante e non sempre le risposte che si trovano sul web sono esatte o esaustive. A creare ancora più confusione sono anche le numerose fake news che circolano sui social. Che non fanno altro che alimentare i timori dei genitori più apprensivi.
Eppure, a ogni interrogativo (o quasi) c'è una risposta specifica che può aiutare a far vivere con maggiore tranquillità le vacanze e l'estate in generale.

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IL TIMORE
A fare chiarezza sulle tante incertezze dei genitori sono gli specialisti della Società italiana di pediatria che, sul loro sito (sip.it), hanno pubblicato una guida semplice e chiara che le mamme e i papà possono consultare per sciogliere dubbi e timori. «Se si parte dal presupposto che il bagno deve essere divertente, sarebbe meglio aspettare che il bambino abbia almeno sei mesi, che abbia cioè raggiunto un'età in cui può apprezzarlo», suggeriscono i pediatri.
«Molto dipende comunque dal singolo bambino: ci sono piccoli - continuano - attratti dall'acqua che addirittura la raggiungono prima dell'anno di vita, gattonando, mentre altri, magari più grandicelli, ne hanno un vero terrore. I primi possono essere assecondati, i secondi non devono assolutamente essere forzati a entrare».
Inoltre, dopo il bagno, raccomandano i pediatri, occorre sciacquare il bambino con acqua dolce e asciugarlo per bene perché sia l'acqua salata sia la pelle umida a contatto con la sabbia possono facilitare irritazioni a livello cutaneo. Altro interrogativo comune, su cui è stato detto di tutto e di più (molto spesso a sproposito), sono i tempi da rispettare prima di fare un bagno al mare dopo aver mangiato. La verità è che non esiste una regola scientifica, anche perché la digestione avviene in modo diverso a seconda degli alimenti.
«Se il bambino ha consumato un pasto abbondantissimo - fanno sapere gli specialisti - costituito da fritture, cibi molto grassi, salse e intingoli, ovvero piatti che richiedono una lunga e laboriosa digestione può avere un senso aspettare le famose tre ore. Se invece il bambino ha mangiato, come dovrebbe essere, un piatto di pasta condita con olio e pomodoro e magari un po' di pesce o una fettina di carne può senz'altro entrare in acqua anche subito dopo pranzo».


LA PELLE
La cosa molto importante, però, è immergersi in acqua gradualmente, bagnandosi prima le caviglie, i polsi, quindi lo stomaco e poi le tempie. «Si deve cioè evitare lo sbalzo termico a cui lo esporrebbe tuffarsi o immergersi di colpo, che potrebbe causare la perdita di conoscenza», evidenziano i pediatri. «Sempre per questa ragione, il bambino non dovrebbe fare il bagno quando è accaldato e sudato: prima di entrare in acqua, sia pure gradualmente, dovrebbe rinfrescarsi all'ombra», aggiungono.
E la crema solare? Al di sotto dei 6 mesi non sono consigliate. Dopo i 6 mesi di vita, invece, l'uso delle creme solari è obbligatorio. Un comune motivo di lite al mare tra genitori e figli è la durata del bagno. Anche in questo caso non ci sono risposte univoche, ma piccole indicazioni. «I segnali a cui prestare attenzione per capire quando è il momento di uscire dall'acqua, sono tre: i brividi di freddo, il raggrinzimento della pelle delle dita e la colorazione bluastra delle labbra», spiegano i pediatri. «Per dire basta, deve essere sufficiente, comunque, che il bambino non sia a proprio agio», aggiungono.
In montagna, invece, si deve fare molta attenzione alle altitudini che si raggiungono. «Con i lattanti - specifica la Società italiana di pediatria - è meglio non superare i 1.500 metri restando entro i 2.000 metri fino al compimento di 1 anno d'età. Con i ragazzi poi si può anche arrivare a 3.000 metri». È bene ricordare che a un'altitudine moderata (tra i 1.600 e i 2.000 metri) ci sono delle condizioni climatiche e ambientali che aiutano a respirare meglio chi soffre di asma. Dopo i 1.600 metri poi i pollini calano sia come durata che come quantità e dunque chi è allergico ne giova.


IN AUTO


Infine, un altra comune incertezza riguarda l'uso dell'aria condizionata sia a casa che in auto, specialmente in presenza di un neonato. Per i pediatri «assolutamente sì», basta tenere una temperatura costante sui 24-25 gradi e usare il deumidificatore.

 

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Il Messaggero