Anziani, camminare ogni giorno dimezza il rischio di demenza (servono 10mila passi)

Prove di un legame tra attività fisica e salute mentale

Per mantenersi in salute camminare può aiutare moltissimo. Una camminata al giorno riduce il rischio di demenza e la "dose" migliore è di 9.826 passi...

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Per mantenersi in salute camminare può aiutare moltissimo. Una camminata al giorno riduce il rischio di demenza e la "dose" migliore è di 9.826 passi quotidiani. Una buona abitudine che può salvare gli anzianiCon questa quantità di moto si dimezza il rischio di decadimento cognitivo. Inoltre, benefici aggiuntivi si ottengono se, almeno una parte dell'attività quotidiana, viene svolta al ritmo di 112 passi per minuto. Sono questi i dati che emergono da uno studio condotto da ricercatori dell'University of Southern Denmark di Odense pubblicato su JAMA Neurology.

Il team danese ha valutato le abitudini e lo stato di salute di 78mila ultra-sessantenni seguiti per circa 7 anni per cercare prove del legame tra quantità di attività fisica quotidiana, misurata in passi, e la riduzione del rischio di sviluppare demenza.

«Comprendere questa associazione è fondamentale per determinare il livello ottimale di numero e intensità di passi per la prevenzione della demenza», scrivono i ricercatori. La ricerca ha scoperto che il legame esiste e che i benefici maggiori, corrispondenti a una riduzione del rischio di demenza del 51%, si ottengono con 9.826 passi al giorno. La quantità minima di passi per ottenere benefici è stata stimata in 3.826: in tal caso il rischio di demenza si abbassa del 25%.

I ricercatori hanno valutato anche quale fosse l'intensità dell'attività fisica che regalasse i maggiori benefici stimando che con almeno mezz'ora a un ritmo di 112 passi per minuto il rischio di contrarrebbe ulteriormente del 62%. «Le crescenti prove a sostegno dei benefici dell'attività fisica per il mantenimento di una salute ottimale del cervello non possono più essere ignorate», scrivono in un editoriale pubblicato a corredo dello studio Elizabeth Planalp e Ozioma Okonkwo, dell'University of Wisconsin di Madison (Usa). «È tempo che la gestione dell'inattività fisica sia considerata una parte essenziale delle visite di routine di assistenza primaria per gli anziani».

 

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Il Messaggero