Più depressi, più ansiosi, più preoccupati. Il quadro della salute mentale di chi esce dalla quarantena non è edificante. Anzi, la situazione continua...
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Coronavirus, lo studio: «Suicidi economici aumentati per la crisi, già 25 dal lockdown»
Professor Di Giannantonio, qual è il profilo della persona che si sta avvicinando ai servizi di salute mentale?
“L’aumento è e sarà vertiginoso. Stimiamo come avremo un terzo in più delle persone che soffriranno di disturbi mentali derivati dalla pandemia. A chiederci aiuto sono, indistintamente, tutte le fasce d’età. Molti sono colpiti da depressione perché hanno perso tutto, oltre agli affetti anche il lavoro, e non sanno come ripartire”.
Quali sono le maggiori paure nella vita di tutti i giorni?
“Si ha paura di camminare in strada e incrociare persone lungo il tragitto, ma anche fare la spesa e comprare i prodotti sfusi come frutta e verdura. Le ansie sono quelle legate alle azioni della vita di tutti i giorni. L’uso di spazi ed aree comuni può incidere molto in questo sentimento. Se da una parte è giusto rispettare le norme contro la diffusione del contagio, dall’altra, bisogna stare molto attenti quando si sfocia in una patologia”.
Quando diventa patologico?
“Tutte le volte che l’atteggiamento diventa ossessivo e morboso, per esempio. Bisogna prestare attenzione, lavandosi le mani e avendo i dispositivi di protezione individuale. Ma è necessario avere la giusta cura, non farla diventare una malattia”.
E’ un comportamento reversibile?
“Sì, nei casi più lievi può scomparire a breve. Se l’atteggiamento dura più di due o tre settimane, dunque si è con una sintomatologia più grave, è necessario l’aiuto di uno psichiatra”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero