«Come placo l’ansia che mi attacca improvvisa durante la giornata?», «I miei ragazzi hanno raddoppiato le dosi nel piatto e non fanno sport, con quali...
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L’elenco delle domande che stanno arrivando al servizio di aiuto messo gratuitamente a disposizione dall’Associazione nazionale psicologi e psicoterapeutici (371 3536259 dal lunedì al venerdì 10-18 segreteria@anapp.it) è molto lungo ma i problemi sono sempre gli stessi. Al primo posto, l’attacco d’ansia. Che arriva quando meno te l’aspetti, che sale fino alla gola. «Le persone e le condizioni familiari sono varie, la richiesta è una - spiegano all’Associazione - Le persone descrivono una sensazione di tremore, nausea, soffocamento. Alcuni già la conoscono, per altri è la prima volta».
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Non è possibile fare una vera e propria psicoterapia ma durante gli incontri telefonici, due o tre, vengono offerti gli strumenti per uscire da soli dall’emergenza. «Chiediamo di raccontare quello che si è sentito. Prima si prova l’emozione e poi si riesce a descriverla, ripensando a quel momento. Tutto si legge in un altro modo, magari si individua l’attimo o l’evento che hanno scatenato. Il “mal comune mezzo gaudio” non serve ma sicuramente proviamo a far capire che non è anormale avere queste paure e che si deve riuscire a parlarne con qualcuno. Suggeriamo anche esercizi di respirazione. L’ansia fa perdere il controllo di sé, il respiro fa rientrare in contatto con la realtà e così si sta meglio. Una sorta di autotraining, permette di rilassarsi».
E i due che non vanno più d’accordo come dividono le quattro mura? «Va trovata una mediazione - spiegano gli specialisti - evitando le prove di forza. La condizione non lo permette. Meglio un accordo anche verbalizzato invece dell’attacco. Bisogna dirsi: “per il mio bene è buona scelta mediare”. Le parole si trovano».
Infine, gli adolescenti. Loro, più degli adulti, sanno comunicare davanti ad un video ma le loro abitudini quotidiane ora devo essere rivoluzionate. O, almeno, leggermente modificate nei casi più ostinate. «La maggior parte è abituata a mangiare quando è davanti al computer - ricordano gli psicologi - e su questo si deve intervenire. Va fatto capire loro che il controllo del cibo è un modo per uscire al meglio da questa situazione. Ogni tanto, però, se vogliono lasciamoli mangiare nella loro stanza...».
Il Messaggero