Alzheimer, una nuova cura da farmaco anti-Parkinson

Alzheimer, una nuova cura da farmaco anti-Parkinson
Svolgere anche solo semplici attività quotidiane di routine per un malato di Alzheimer col passare del tempo può diventare sempre più proibitivo. Ecco...

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Svolgere anche solo semplici attività quotidiane di routine per un malato di Alzheimer col passare del tempo può diventare sempre più proibitivo. Ecco perché poter disporre di un farmaco che è in grado di preservare l'indipendenza il più a lungo possibile è un obiettivo perseguito da tempo dalla comunità scientifica. A dare nuova speranza ai pazienti di Alzheimer - malattia che in Italia colpisce oltre 600 mila persone e rappresenta circa il 60% di oltre 1 milione e 240 mila diagnosi di demenza in Italia - ci hanno pensato gli scienziati dell'Istituto di ricerca Santa Lucia di Roma, in collaborazione con l'Università di Roma Tor Vergata.


LA RIVISTA
Grazie ad uno studio finanziato dalla Alzheimer's Drug Discovery Foundation (Addf), i ricercatori italiani hanno individuato gli effetti positivi della rotigotina, un farmaco comunemente utilizzato per pazienti con morbo di Parkinson, sulle funzioni cognitive nei pazienti con malattia di Alzheimer lieve o moderata. I risultati della ricerca Effects of Dopaminergic Therapy in Patients with Alzheimer's Disease è stata da poco pubblicata sulla rivista scientifica Jama Network Open. «Siccome la dopamina è un importante neurotrasmettitore che controlla la plasticità cerebrale ed è in qualche modo correlata alla memoria e all'apprendimento - spiega Giacomo Koch, neurologo e direttore del laboratorio di Neuropsicofisiologia Sperimentale della Fondazione Santa Lucia, che ha condotto lo studio in collaborazione con Alessandro Martorana, neurologo dell'Università di Roma Tor Vergata - sarebbe interessante verificare cosa succede se noi andiamo a somministrare questi farmaci nelle fasi prodromiche della malattia, quando ancora i sintomi sono ancora sfumati, per verificare se aumentando questa plasticità si possa contrastare lo sviluppo della malattia». E ottenere così un effetto ancora più consistente dal punto di vista clinico. «Quello che abbiamo osservato finora è importante per alcune funzioni cognitive, il miglioramento si traduce comunque in una maggiore autonomia».

PLACEBO

Lo studio, randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, ha coinvolto 94 pazienti di età compresa tra 55 e 83 anni con malattia di Alzheimer da lieve a moderata, ai quali è stato somministrato off label il farmaco rotigotina oppure un placebo, per 24 settimane, in aggiunta al trattamento standard. Il prossimo passo però è quello di provare a capire se è possibile rallentare il progredire dei sintomi. Ma servirà tempo. «Potrebbe succedere ma non lo sappiamo - rimarca Koch, che insieme al suo team ha iniziato a studiare gli effetti di questo farmaco già dal 2009 -. Per ora sappiamo che i pazienti trattati peggiorano molto meno rispetto agli altri. Puntando sulla trasmissione dopaminergica in trattamento precoce, quando le funzioni cognitive correlate all'attività del lobo frontale e quelle di vita quotidiana dei pazienti sono solo lievemente compromesse - conclude - si potrebbero così scoprire nuove opzioni terapeutiche per ritardare l'insorgenza della demenza di Alzheimer».
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Il Messaggero