Gli diagnosticano l'Alzheimer ma era depressione: calvario lungo 14 anni e risarcimento negato

Una diagnosi di Alzheimer e un lungo calvario tra ospedali, medici e terapie farmacologiche. Per arrivare dopo anni alla scoperta che in realtà la malattia che lo...

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Una diagnosi di Alzheimer e un lungo calvario tra ospedali, medici e terapie farmacologiche. Per arrivare dopo anni alla scoperta che in realtà la malattia che lo aveva colpito era una forma depressiva. È accaduto a P.C. di 69 anni originario di Mazara del Vallo - un piccolo comune in provincia di Trapani in Sicilia - ma residente a Marsala che nel 2005, a seguito di un malore, viene prima ricoverato e poi sottoposto ad accurati accertamenti sanitari da parte della Asl. «Nel 2008 il verdetto dei Sanitari della Commissione medica della Asl di Trapani suona terribile e lapidario - racconta l'avvocato Valentina Gori - al poveretto viene diagnosticata una fase avanzata della malattia di Alzheimer e, per questo, viene collocato in aspettativa per causa di servizio».


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Inizia il lungo iter medico per l'uomo che «soltanto a seguito di una corretta valutazione sanitaria dei medici dell'ospedale Maggiore Mangiagalli di Milano - ricostruisce l'avvocato - viene a scoprire di non essere assolutamente affetto da Alzheimer ma da una forma depressiva curabile con somministrazione di psicofarmaci», precisa l'avvocato. L'uomo nel 2012 decide di ricorrere al Tribunale Civile di Palermo per chiedere il risarcimento dei danni. 

«Dopo 5 anni di processo civile (nel quale viene espletata una consulenza tecnica d'ufficio che sancisce il grave errore medico dei sanitari della Asl di Trapani) il giudice di prime grado condanna la Asl di Trapani ed il ministero dell'Economia e delle Finanze ad un risarcimento di soli 10 mila euro, a fronte dei 50 mila richiesti - osserva Valentina Gori - Il pensionato non ci sta e decide di proporre ricorso alla Corte di Appello di Palermo. Pochi giorni fa la comunicazione del verdetto di secondo grado: appello rigettato».

 

L'uomo non solo «non sarà risarcito ma, come si dice, oltre il danno la beffa, viene pure condannato al pagamento delle spese processuali - evidenzia all'Adnkronos Salute Valentina Gori che insieme a Valentina Biagioli, entrambe del Foro di Roma, stanno seguendo il caso - così, insieme alla moglie non si arrende e ha deciso di ricorrere alla Corte Europea per i diritti dell'uomo». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero