Alzheimer, nei pesci gene cruciale per capire (e curare) malattie neurodegenerative: come funziona "bdnf" negli zebrafish

È emerso così che i pesci che hanno livelli più alti del gene bdnf apprendono più velocemente, mentre quando lo stesso gene viene silenziato si osservano «enormi deficit cognitivi»

Alzheimer, nei pesci gene cruciale per capire (e curare) malattie neurodegenerative: come funziona "bdnf" negli zebrafish
Potrebbe trovarsi nei pesci la chiave per studiare malattie neurodegenerative, come quella di Alzheimer, e per studiare le funzioni complesse del sistema nervoso, come quelle...

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Potrebbe trovarsi nei pesci la chiave per studiare malattie neurodegenerative, come quella di Alzheimer, e per studiare le funzioni complesse del sistema nervoso, come quelle cognitive. Ad aprire la strada è la ricerca italiana, condotta dagli zoologi del Dipartimento di Scienza della vita e biotecnologie dell'Università di Ferrara. Pubblicata sulla rivista Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences, la ricerca ha dimostrato che un gene cruciale per lo sviluppo congnitivo nei mammiferi è altrettanto importante nei pesci. Questi ultimi possono perciò diventare un utile modello per studiare malattie complesse, come quelle neurodegenerative.

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Alzheimer, scoperto gene cruciale nei pesci

Il gene si chiama bdnf e il pesce sul quale è stata condotta la ricerca è lo zebrafish, da tempo utilizzato nei laboratori di genetica e che adesso diventa un «nuovo modello chiave per lo studio del sistema nervoso», osserva il coordinatore della ricerca, Cristiano Bertolucci. «Lo zebrafish - prosegue - è riconosciuto come un nuovo modello chiave per lo studio del sistema nervoso, anche se alcuni ricercatori faticano a svincolarsi dai modelli tradizionali, come il topo». La ricerca è perciò il punto di arrivo di un progetto sostenuto fin dall'inizio dall'Università di Ferrara con finanziamenti per il laboratorio.

«Questo progetto nasce dall'ipotesi che esistano moduli cognitivi di base comuni a tutti i vertebrati», dice Tyrone Lucon-Xiccato, primo autore dello studio. «L'idea si fonda su dati raccolti in decenni di studi, che fino ad ora non avevano ancora trovato un riscontro di tipo genetico». È emerso così che i pesci che hanno livelli più alti del gene bdnf apprendono più velocemente, mentre quando lo stesso gene viene silenziato si osservano «enormi deficit cognitivi».

Grazie a questo risultato, il gruppo di ricerca di zoologia dell'Università di Ferrara è stato recentemente inserito nel progetto nazionale "Partenariato Esteso di Neuroscienze e Neurofarmacologia" finanziato dal ministero per l'Università e la ricerca. Sempre il ministero ha cofinanziato una borsa di dottorato nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che permetterà ad una giovane ricercatrice dell'Università di Ferrara di studiare più a fondo gli effetti dell'assenza del gene bdnf nello zebrafish.

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Il Messaggero