L’emergenza coronavirus, oltre quelli che sono sotto gli occhi di tutti, ha portato con sé effetti sui comportamenti umani che mai si sarebbero potuti ipotizzare....
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Nei pazienti con infarto è stato notato un sorprendente abbassamento dei numeri, negli ultimi giorni è stato ancora maggiore. Il calo è più evidente per gli infarti con occlusione parziale della coronaria ma è stato notato anche in pazienti con una forma più grave - spiega Ciro Indolfi, presidente Società italiana di cardiologia, Ordinario all’università Magna Grecia di Catanzaro - Ridotti anche i ricoveri per scompenso cardiaco, anomalie del ritmo cardiaco, disfunzione di pacemaker e defibrillatori. Una situazione assolutamente identica al Nord e al Sud. Da ricordare che le persone con infarto che sono arrivate in ospedale lo hanno fatto molto tardi rispetto all’attacco». In Italia, ogni anno, si contano 130 mila infarti e circa 25 mila perdono la vita prima di arrivare al pronto soccorso. Le donne, pese esempio (il 33% del totale) chiedono aiuto quando la condizione è gia compromessa perché non riconoscono i sintomi.
«Non bisogna credere che in questo momento l’infarto sia meno grave del Covid-19 - aggiunge Indolfi - e non bisogna assolutamente minimizzare i segnali. Come il dolore ti tipo costrittivo al petto che potrebbe essere la spia di un problema coronarico. Rivolgersi subito al 118, perché il ritardo nella diagnosi e nel trattamento dell’infarto aumentano la mortalità. I pazienti non devono avere paura. Nei pronto soccorso ci sono percorsi differenziati dove i pazienti non si incrociano». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero