Vaccino anti Aids, la ricercatrice: «Servono 18 milioni o dovremo fermare la ricerca»

Diciotto milioni di euro per arrivare al traguardo: è il finanziamento necessario per proseguire la sperimentazione del vaccino italiano Tat contro l'Aids/Hiv, che ha...

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Diciotto milioni di euro per arrivare al traguardo: è il finanziamento necessario per proseguire la sperimentazione del vaccino italiano Tat contro l'Aids/Hiv, che ha dimostrato di poter aprire una nuova strada per il controllo dell'infezione. A lanciare un Sos per la ricerca dei fondi, al momento mancanti, è Barbara Ensoli, direttore del Centro Ricerca Aids dell'Istituto Superiore di Sanità e mamma del vaccino Tat: «Senza questa cifra - afferma - saremo costretti a fermarci nonostante i grandi risultati già raggiunti, che rappresentano una reale speranza per i malati». Il vaccino infatti, spiega, «mira a rendere gestibile la malattia liberando il malato dall'obbligo di prendere a vita i farmaci antiretrovirali che controllano l'infezione. Ciò aumenterebbe in modo significativo la qualità di vita dei pazienti ma porterebbe anche ad un risparmio enorme per i Servizi sanitari, soprattutto dei paesi più poveri, in termini di ricoveri e complicanze evitati oltre che di evitata spesa per i farmaci».

 

Un traguardo che ora è molto più vicino: gli studi sul Tat sono iniziati nel 1995 ed oggi si è arrivati ad una fase importante. Il prossimo step, chiarisce Ensoli, «è proprio interrompere la terapia nei malati in modo controllato per 6 mesi per verificare per quanto tempo il vaccino mantiene bassa la carica virale nel sangue, ovvero ad un livello che non ha conseguenze cliniche. Vogliamo quindi avviare uno studio pilota su 30 pazienti vaccinati e 30 soggetti di controllo, sempre negli 8 centri italiani impegnati per il vaccino. Se tutto andrà bene, si avvierà poi la fase ultima di sperimentazione, la tre, su un numero più ampio di malati, probabilmente in Africa». Perché il vaccino sia dunque disponibile sul mercato sarà necessario ancora qualche anno, ma senza i fondi necessari c'è il rischio concreto che tutto si blocchi: «Il problema è che in Italia non ci sono più finanziamenti alla Ricerca sull' Aids perchè si pensa che il problema sia risolto, ma non è così. Le nuove infezioni, infatti, non si sono ridotte, non ci sono campagna informative ed i pazienti giungono dai medici sempre più tardivamente e già con Aids conclamato».


Per questo, Ensoli lancia un appello: «Mi rivolgo al governo, alle istituzioni europee ma anche alle aziende farmaceutiche e alle aziende di capitali di investimento perchè rinnovino l'interesse verso la Ricerca sull' Aids e finanzino il nostro studio. Fino ad oggi il finanziamento pubblico totale per la sperimentazione clinica del vaccino è stato pari a 26 mln di euro, ma ora servono con urgenza 3 mln per avviare il trial di interruzione delle terapia e un finanziamento successivo di 15 mln per la fase tre». Un sogno, quello di arrivare al traguardo del vaccino Tat, che Ensoli vuole assolutamente realizzare: «Ho iniziato a lavorarci con la mia equipe quando avevo 24 anni, nel 1995. Spero di vedere il vaccino disponibile per i malati prima di concludere la mia carriera. Il vaccino è stato, in un certo senso, la mia vita - racconta - e siamo andati avanti anche nei momenti critici e di mancanza di fondi. Oggi mi invitano ai congressi mondiali per parlarne e questo è un enorme risultato per la Ricerca italiana. Ma io non vado, per un problema di costi». I soldi e «tutti i fondi disponibili - afferma - preferisco impiegarli per continuare a lavorare sul vaccino. Sa quanti reagenti essenziali per i test si possono acquistare con la cifra necessaria per partecipare ad un congresso all'estro? Tanti - conclude la ricercatrice - anche se la conseguenza è far calare l'ombra sui risultati della nostra Ricerca».
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Il Messaggero