Un intervento radicale per cambiare la stazione

Un intervento radicale per cambiare la stazione
Stazione Termini, prateria selvaggia. Non esageriamo. Ma neanche caviamocela con qualche accattivante definizione, tipo la bella carta da visita della Capitale. La malattia di cui...

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Stazione Termini, prateria selvaggia. Non esageriamo. Ma neanche caviamocela con qualche accattivante definizione, tipo la bella carta da visita della Capitale. La malattia di cui soffre questo luogo, tra clamorosi accoltellamenti e sciami di piccoli reati, è comune a tutte le altre stazioni con un via vai sincopato e incessante, dove si incontrano e si mischiano, confondendosi, migliaia di storie diverse. Alcune identità si inabissano nel degrado più acuto e crudo e di qui i lampi di crudeltà: una turista accoltellata “per caso” e un uomo trattato con lo stesso metodo da chi voleva sottrargli venti euro e il cellulare. In quasi tutti i casi, almeno dopo la stretta sulla vigilanza decisa dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, i responsabili sono stati identificati, ricercati e catturati in poche ore, anche grazie a una fitta rete di occhi elettronici. E tuttavia quando ci si chiede, senz’enfasi, se davvero la immensa zona intorno ai binari è una specie di zona franca per il delitto significa che la deterrenza imposta dalle forze dell’ordine va ulteriormente rafforzata. Magari attraverso uno sforzo di straordinaria intensità che comprende anche una bonifica radicale di quel fenomeno che chiameremo del vagabondaggio rapace. Troppi individui si aggirano ancora su questo territorio alla ricerca di occasioni per un assalto. Talvolta all’arma bianca. In vista del Giubileo e sognando l’Expo 2030 anche Termini ha urgente bisogno di una ripulita a fondo e a largo raggio. Nessuno potrà più dire, magari esagerando per iperbole suggestiva: Stazione Termini? Alla larga. 

 

graldi@hotmail.com

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Il Messaggero