A Cannes non ha vinto Youth, il film di Paolo Sorrentino, e che peccato. Perché contiene la fotografia perfetta di queste elezioni regionali e l'immagine plastica...
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Candidati giovani ma vecchi o vecchi che non mollano la presa (come Vincenzo De Luca in Campania, dove già negli anni '60 era un capetto del Pci), faccioni sui poster elettorali con capelli tinti e tripli menti (e non ci sarebbe niente di male se almeno le parole fossero meno stantie), riciclati d'ogni stagione che tentano di passare per eterni, i soliti slogan, i tic clientelari, il rilancio delle promesse più ancestrali, soprattutto al Sud ma non solo: tu mi voti e io ti sistemo, anche se nessuno è (o dovrebbe essere) sistemabile più.
L'Italia politica è questa? A livello locale, che è quello più percepibile direttamente, sembra proprio di sì. E a livello televisivo, anche. La muffa dei talk show elettorali. Il siparietto Fazio-Berlusconi a RaiTre: un tuffo indietro nell'Italia anni '60 di Mike Bongiorno, che era più avanti rispetto alla senescenza - la barba bianca di Fabio, la capigliatura rossa di Silvio - offerta ieri sera dal siparietto di Che tempo che fa.
E insomma, vedendo con sgomento i tipi e i modi di questa campagna elettorale, Matteo Renzi ha appena promesso - almeno per quanto riguarda il Pd - che "dopo le Regionali cambierà tutto". Si spera che così sarà. Anche se la politica potrebbe rispondere, a chi la vuole più fresca, con le parole dell'anziano Michael Caine nel film di Sorrentino: "Alla mia età, mettersi in forma é una perdita di tempo".
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Il Messaggero