Rifiuti, il no agli impianti del Campidoglio poi lo pagano i cittadini romani

Rifiuti, il no agli impianti del Campidoglio poi lo pagano i cittadini romani
Siamo tutti avvisati e il suono è quello di una mezza catastrofe ecologica. Tra due giorni, settantadue ore, saremo sommersi dai rifiuti, in un crescendo di puzze, topi...

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Siamo tutti avvisati e il suono è quello di una mezza catastrofe ecologica. Tra due giorni, settantadue ore, saremo sommersi dai rifiuti, in un crescendo di puzze, topi voraci, gabbiani rapaci, con le strade invase dai sacchetti della “indifferenziata” magmatica, nella serena, disperante attesa che la situazione peggiori per le Feste. Qui non si tratta di un cambiamento climatico ma dell’improvvida, monolitica protervia della politica che va intestata al sindaco Virginia Raggi. 


Il collasso della raccolta è stato annunciato dal nuovo Ad Ama, Zaghis: il dirigente, buon ultimo su quella poltrona, ha ammesso col candore degli inconsapevoli che le discariche disponibili sono out e, dunque, i rifiuti resteranno dove li portano i romani, davanti alle abitazioni. Sarà la plateale dimostrazione di una linea di condotta racchiusa nei principi dei Cinque Stelle che rifiutano con ottusa ostinazione di progettare macchine moderne per lo smaltimento e del riciclo. Nessuno accetta più di aiutarci, soldi per mandare all’esterno le balle non ci sono, le discariche chiudono l’una dopo l’altra, le altre regioni rifiutano i loro spazi. Si ha la sensazione che si persegua cinicamente l’emergenza, sfiorando perfino quella sanitaria, con freddo e misero calcolo politico nella infinita querelle con la Regione Lazio. Tanto, pensano, si ripeterà il rito: l’Ama abbandona i rifiuti e i romani li subiscono, pagando la tassa più alta. I record neri del Campidoglio non finiscono mai. E puzzano di colpe gravi.

paolo@graldi.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero