Nomi che saltano come tappi di lambrusco, altri che vengono giannibreramente uccellati alla prima uscita fuori dai pali. Ma perché tanto travaglio nella nuova giunta del M5S a...
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L'intransigenza del M5S in Parlamento contro «il marcio ovunque» si sta ritorcendo contro «la sindaca» come nei migliori contrappassi: e così vengono sondati nomi che poi si scoprono aver avuto precedenti esperienze professionali attaccate dai grillini alla Camera e al Senato (onestà, onestà), ma anche in Regione. E allora ciao ciao a Minenna, Visconti, Blandino.
Poi c'è la questione anagrafica: il M5S è giovane, non ha ancora una classe dirigente strutturata e quindi magari uno bravo può aver in passato lavorato con la destra o con la sinistra. Giammai, che affronto. Sicché dopo aver dato in pasto alla rete i nomi di Danese e Morgante (ex giunta Marino) è arrivato il pollice verso.
Terzo aspetto di questa roba così complicata si chiama Italia: fare l'assessore a Roma (per 3mila euro al mese) equivale in certi casi a ricoprire un ruolo simile a quello di un ministro. Servono professionalità. Che in queste ore, con un governo renziano in affanno, hanno più di qualche timore a schierarsi all'insegna del classico «tengo famiglia». Tradotto: se Matteo risorge e loro vanno male poi ho chiuso per sempre? E così, si aspetta, si guardano le stelle, si consulta la rete, aspettando che finisca questo silenzio. Di puri epurati dai più puri. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero