Raggi, il travaglio della giunta e la vecchia regola di Nenni

Raggi, il travaglio della giunta e la vecchia regola di Nenni
Nomi che saltano come tappi di lambrusco, altri che vengono giannibreramente uccellati alla prima uscita fuori dai pali. Ma perché tanto travaglio nella nuova giunta del M5S a...

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Nomi che saltano come tappi di lambrusco, altri che vengono giannibreramente uccellati alla prima uscita fuori dai pali. Ma perché tanto travaglio nella nuova giunta del M5S a Roma? Perché Torino, Milano, Bologna hanno già una squadra di governo pronta sul pezzo e la Capitale d'Italia, acciaccata e per definizione in emergenza, dovrà aspettare fino al 7 luglio dopo mesi di annunci evasi?


L'intransigenza del M5S in Parlamento contro «il marcio ovunque» si sta ritorcendo contro «la sindaca» come nei migliori contrappassi: e così vengono sondati nomi che poi si scoprono aver avuto precedenti esperienze professionali attaccate dai grillini alla Camera e al Senato (onestà, onestà), ma anche in Regione. E allora ciao ciao a Minenna, Visconti, Blandino.

Poi c'è la questione anagrafica: il M5S è giovane, non ha ancora una classe dirigente strutturata e quindi magari uno bravo può aver in passato lavorato con la destra o con la sinistra. Giammai, che affronto. Sicché dopo aver dato in pasto alla rete i nomi di Danese e Morgante (ex giunta Marino) è arrivato il pollice verso.

Terzo aspetto di questa roba così complicata si chiama Italia: fare l'assessore a Roma (per 3mila euro al mese) equivale in certi casi a ricoprire un ruolo simile a quello di un ministro. Servono professionalità. Che in queste ore, con un governo renziano in affanno, hanno più di qualche timore a schierarsi all'insegna del classico «tengo famiglia». Tradotto: se Matteo risorge e loro vanno male poi ho chiuso per sempre? E così, si aspetta, si guardano le stelle, si consulta la rete, aspettando che finisca questo silenzio. Di puri epurati dai più puri. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero