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Perché? Perché, altrove quando piove le strade si bagnano e poi si asciugano mentre in vaste zone della Capitale se piove si allaga la città? Dunque, pioggia uguale città sott’acqua, perlomeno in vaste zone. Sotto accusa, ieri come oggi, il servizio di pulizia delle caditoie, i tombini che dovrebbero accogliere l’acqua piovana, anzi inghiottirla, e convogliarla verso il fiume. Non succede per un semplice, scandaloso motivo: sono tappate, grumi di foglie secche (siamo in autunno, capita tutti gli anni) impediscono questa banale funzione di svuotamento.
Ecco allora che, basta poco, si formano laghi e laghetti che impattano con immediatezza sul traffico.
Ecco che il sistema viario, quello delle grandi arterie e quello delle vie di quartiere viene colpito da un infarto che lo immobilizza. Quindici minuti di ceffoni d’acqua, l’altro pomeriggio sono bastati per portare una laguna a Ponte Milvio, ai Colli della Farnesina sotto l’Olimpico, e poi al Tiburtino, al Salario, a Monteverde e a sommergere Ostia. Caditoie: quarantamila interventi effettuati su cinquantacinquemila complessivi, si assolvono in Campidoglio.
Lo slogan è: «Calma, ci stiamo lavorando». Non ci si rende conto, sembra, che la pioggia, poco o tanta fa lo stesso, è prevedibile e prevista. Basta aprire la app del Meteo sul cellulare e muoversi di conseguenza. Il dubbio è che in Campidoglio non sia arrivato il messaggio: la pazienza per questo degrado infinito è agli sgoccioli.
graldi@hotmail.com
Il Messaggero