Minoli e Santoro come Lemmon e Matthau

Giovanni Minoli e Michele Santoro
Giovanni Minoli e Michele Santoro. Gli irriducibili. Come Jack Lemmon e Walter Matthau. Più di 30 anni di carriera televisiva con riconosciuti meriti. Per aver portato i...

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Giovanni Minoli e Michele Santoro. Gli irriducibili. Come Jack Lemmon e Walter Matthau. Più di 30 anni di carriera televisiva con riconosciuti meriti. Per aver portato i talk e l'attualità al cospetto del telespettatore, dando lustro a programmi che sono entrati nel gotha della tv come Mixer, La Storia siamo noi, Samarcanda, Annozero, Sciuscià e tanti altri. Per aver costruito una redazione di validi giornalisti e conduttori, da Massimo Giletti a Annalisa Bruchi, da Corrado Formigli a Giulia Innocenzi. E altri ancora.


Ma da un po' di tempo a questa parte il peso degli anni e il cambiamento del contesto storico, nonché l'arrivo di competitor sempre più preparati, ha fatto sì che il consenso del pubblico non sia più lo stesso degli anni d'oro. Quando va bene si raggiunge un 3% di share, percentuale che neanche i loro più dichiarati nemici avrebbero osato augurare nel periodo del boom. 

Entrambi - irriducibili anche per questo - continuano a non mollare il video. Provano a portare delle nuove idee, ma non riescono più a bucarlo quel video che in passato tanto li ha osannati. E allora si sono incattiviti e con la massima determinazione le provano tutte per tornare a comandare. L'ultima mossa è stata quella di candidarsi (entrambi) al ruolo di consigliere nel nuovo cda di Viale Mazzini. Del resto il loro cv non è certo taroccato e le carte (e l'esperienza) sono in regola.

Ma si sono presentati col piglio di scoprire le magagne della Rai, i costi dei programmi, il budget e quant'altro. Viene da chiedersi quanto la voglia di rivalsa sia presente in questa nuova decisione. Il potere logora davvero chi non ce l'ha più.    Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero