Giovanni Minoli non è Lilli Gruber. E non è soprattutto Maurizio Costanzo. Il ritorno in tv dell'intervistatore numero uno della Prima Repubblica non ha dato i...
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E anche Minoli deve farsene una ragione.
Tuttavia, nel suo format (il più classico dei faccia a faccia) o nel modo di formulare le domande (e veicolare le risposte) ci deve essere qualcosa che non funziona. Altrimenti non si spiegherebbe il 2% di share con poco più di mezzo milione di telespettatori.
Guardando il programma viene subito da dire che Minoli è troppo incalzante con il suo ospite, il quale subito prende le sembianze dell'inquisito. Le domande le subisce e le risposte non riesce a darle perché interrotto continuamente da Minoli. Manca solo la lampada in faccia e la frase "confessa".
Al telespettatore sembra di assistere a un incontro di boxe con l'ospite alle corde, a cui non resta che sperare nel gong o nel getto della spugna.
Minoli non è la Gruber ma non è nemmeno Costanzo, la cui intervista su Canale 5 suona tutta un'altra musica. L'anchorman coi baffi, al contrario di Minoli, riesce a tirare fuori dall'ospite quelle risposte che fanno vivere emozioni, sia davanti sia dietro le telecamere. Come? Facendolo parlare di argomenti che scavano nel privato e soprattutto senza interromperlo continuamente. La bravura di Costanzo sta anche nel fatto che - al contrario di Minoli - non invita i politici, dei quali al pubblico a casa importa sempre meno. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero