Il Commissario Montalbano piace davvero tanto. Ai telespettatori italiani e non solo. Anche all'estero è molto richiesto. Ma le fiction sono molto diverse dalle serie...
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Poco o nulla. I primi fanno del conflitto a fuoco e delle scene di azione una caratteristica fondamentale in ogni puntata. In ogni storia. Le fiction italiane invece sono più lente, riflessive e mettono l'indagine (e spesso anche il risvolto psicologico) al centro della trama.
Le serie hanno detective e ispettori di spessore, i nostri commissari sono invece tra i più strani che si vedono in giro. Dai nomi buffi e con attori comici a interpretare i ruoli dei protagonisti. Con un prete poi, Don Matteo, che risolve tutti i casi di cronaca nera, alla faccia delle forze dell'ordine. Diciamoci la verità la fiction italiana è teatro non cinema. Anche nei polizieschi stravince la commedia. Ma al pubblico a casa piace così. Perché è un pubblico che si affeziona all'eroe, sempre buono che si distingue dai cattivi. Perché il pubblico over che guarda le reti generaliste adesso è cresciuto con detective interpretati da Gino Cervi, Ubaldo Lay, Tino Buazzelli, Paolo Stoppa, Arnoldo Foà. Attori che devono gran parte del loro successo al teatro. Non a caso anche Luca Zingaretti è impegnato sul palcoscenico.
Romanzo criminale, Gomorra e Suburra sono serie tv italiane diverse dalle fiction classiche. Tuttavia il loro successo è stato sancito da altri percorsi televisivi, su piattaforme più dinamiche, seguite da un pubblico meno over. Sulle generaliste perfino Gomorra non ha portato a casa buoni ascolti. L'ultima sfida tocca al Cacciatore di Raidue, dal 14 marzo in prima serata, con protagonista Francesco Montanari nei panni di un giovane Pm che dà la caccia ai mafiosi. Prevarrà anche in queste storie il filone dell’inchiesta oppure si vedrà qualche scena all’americana? Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero