Adesso basta vittime del vento e dell’incuria

Adesso basta vittime del vento e dell’incuria
Vento forte, cade un albero, donna muore a Roma”: notizia di ieri mattina. Una di quelle notizie che muovono la rabbia, l’incredulità: perché...

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Vento forte, cade un albero, donna muore a Roma”: notizia di ieri mattina. Una di quelle notizie che muovono la rabbia, l’incredulità: perché anziché abbattere alberi malati pericolanti e pericolosi, invece di procedere alle potature stagionali che mettono in sicurezza gli alti fusti, si spera nella buona sorte, anzichè le motoseghe si azionano gli scongiuri. C’era vento forte, segnalato dai meteo con “Allerta” chiarissima. Bene, di fronte a un pericolo immanente anziché transennare le zone esposte al rischio di cadute si è sperato che la tramontana, settanta chilometri all’ora, si sfogasse senza creare danni. L’esperienza viene tenuta nei cassetti del Campidoglio mentre sarebbe utile farne buon uso, tutte le volte che serve. 


Il fattaccio è avvenuto in via Donna Olimpia: la vittima una ottantenne, a passeggio col figlio, ferito. Domanda: siamo al punto in cui, uscendo di casa, ci dobbiamo porre la domanda sulle probabilità di rientrare sani e salvi?
La storia degli alberi che si abbattono a Roma sembra vecchia come gli alberi stessi: alle proteste dei cittadini si innalzano le “ragioni” degli addetti, poco disposti ad accettare le critiche: mandiamo il personale, si fa quel che si può, la vegetazione da controllare è sterminata. In Campidoglio, trionfalmente promettono per il Giubileo di trasformare la Capitale in un immenso, magnifico parco. Alberi nuovi a migliaia e cura dei vecchi. Con una clausola, da aggiungere: basta vittime del vento e dell’incuria.


graldi@hotmail.com

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Il Messaggero