Berlusconi, sì a Renzi sull'Italicum Ma la contropartita è il Colle

Berlusconi, sì a Renzi sull'Italicum Ma la contropartita è il Colle
Molte contorsioni e altrettante retromarce. Il Patto del Nazareno va alla prova del voto lacerando Pd e Forza Italia. È però il partito dell'ex Cavaliere a pagare il prezzo...

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Molte contorsioni e altrettante retromarce. Il Patto del Nazareno va alla prova del voto lacerando Pd e Forza Italia. È però il partito dell'ex Cavaliere a pagare il prezzo più alto malgrado al Senato il numero dei dissidenti siano destinati a ridursi col passare delle votazioni.




L'assalto all'Italicum è destinato a fallire anche per la decisione di Lega e M5S di non saldarsi alla minoranza del Pd. Come sostiene Paolo Romani, capogruppo di FI in Senato, «ora il Patto del Nazareno non può non comprendere il Quirinale». Il via libera alla legge elettorale spiana infatti la strada a un'elezione rapida anche del successore di Giorgio Napolitano. Infatti la minoranza del Pd, se non vuole restare ai margini della trattativa, dovrà per forza sedersi al tavolo per evitare che la questione si limiti ad essere una faccenda che Renzi risolve solo con Berlusconi.



D'altra parte nella legge elettorale in discussione ogni forza politica ci trova il bicchiere mezzo pieno. Ai grillini piace il premio alla lista e a Grillo i capilista bloccati che permette di controllare e scegliere gli eletti. Il Ncd incassa la soglia al 3% mentre la Lega si frega le mani sul premio di lista che li svincola dall'abbraccio "mortale" col Cavaliere. Forza Italia cede il premio alla coalizione, ma Berlusconi incassa i capilista bloccati e la promessa che non si vota prima del 2016 unita alla convinzione che Renzi intenda arrivare al 2018.



Renzi ha incontrato Berlusconi e poco dopo si è riunito il gruppo guidato da Paolo Romani a palazzo Madama. Al termine in 45 hanno votato a favore della legge elettorale, un astenuto e solo dieci contrari. Un numero ridotto rispetto a quelli attribuiti nei giorni scorsi alla minoranza che risponde a Raffaele Fitto. La lacerazione dentro FI è destinata a produrre nuovi strappi. Anche se Fitto ribadisce di voler restare nel partito, Berlusconi potrebbe però non essere della stessa idea e il comportamento dei senatori azzurri che hanno votato in dissenso dal gruppo, verrà valutato domani nella riunione dell'Ufficio di presidenza.
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Il Messaggero