A Roma, cessa le pubblicazioni il "Quotidiano", organo dell’Azione cattolica. "L’Avvenire d’Italia" si è impegnato a conservarne la...
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«L'Avvenire» in un primo tempo ne beneficiò, allargando la propria diffusione al Lazio, ma l'effetto si esaurì presto.
La proprietà del quotidiano era divisa tra la Santa Sede, la Democrazia Cristiana ed alcune diocesi tosco-emiliane. Dal Vaticano giunse l'impulso alla Conferenza Episcopale Italiana (CEI) perché prendesse in mano la situazione. Nell'aprile 1966 la CEI nominò una speciale commissione che esaminò i conti; nel suo responso la commissione manifestò "vivissima preoccupazione" sulle sorti del giornale.
Si fece strada quindi la soluzione caldeggiata da Papa Paolo VI, cioè la fusione dell'«Avvenire» con l'altro principale quotidiano cattolico, «L'Italia» di Milano. Il cardinal Lercaro si oppose al progetto, ma un'ulteriore ispezione dei conti, conclusa nel febbraio 1967, dimostrò che alla fine dell'anno il deficit avrebbe superato il miliardo di lire, rendendo inevitabile la liquidazione del giornale. Il 31 marzo fu chiusa l'edizione del lunedì. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero