Si aggira, quatta quatta. E’ ferita e barcolla stremata. E’ una piccola volpe senza nome. Un ultimo sforzo per individuare un rifugio. Non trova niente di meglio di una...
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Sono le sette e mezza di mattina. È allora che un'universitaria la vede affacciandosi dalla finestra della sua palazzina in via Adolfo Ravà, alla Montagnola. Vista la volpe, la giovane studentessa di architettura comincia il giro di telefonate per trovare qualcuno che possa aiutarla: l’ufficio diritti degli animali del Comune, il centro di recupero della fauna selvatica della Lipu al Bioparco, il Wwf. Serena lascia il numero del suo cellulare e aspetta. Per l’ennesimo volpacchiotto ritrovato in città non sembra esserci più posto. Alla Lipu al Bioparco cominciano a sentire il peso di un sovraccarico di lavoro che si è intensificato nei mesi estivi. Riescono però a mettersi in contatto con un volontario del gruppo zoofilo. È lui ad arrivare, a portare il piccolo mammifero dal veterinario per poi trovargli in serata una casa, a Rieti, in una grande tenuta. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero