La truffa della Ztl a Roma, il nonno è defunto ma il pass no: 9mila furbetti del posto disabili

La truffa della Ztl a Roma, il nonno è defunto ma il pass no: 9mila furbetti del posto disabili
Il nonno? È morto da un pezzo, il permesso disabili invece è vivo e troneggia sul cruscotto. Tra i detentori di permesso disabili sono estremamente diffusi i vuoti...

Continua a leggere con la nostra Promo Flash:

X
Scade il 29/05
ANNUALE
11,99 €
79,99€
Per 1 anno
SCEGLI
MENSILE
1,00 €
6,99€
Per 6 mesi
SCEGLI
2 ANNI
29 €
159,98€
Per 2 anno
SCEGLI

VANTAGGI INCLUSI

  • Tutti gli articoli del sito, anche da app
  • Approfondimenti e newsletter esclusive
  • I podcast delle nostre firme

- oppure -

Sottoscrivi l'abbonamento pagando con Google

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il nonno? È morto da un pezzo, il permesso disabili invece è vivo e troneggia sul cruscotto. Tra i detentori di permesso disabili sono estremamente diffusi i vuoti di memoria, evidentemente: in 9mila, solo nell'ultimo anno, si sono infatti scordati di informare i tecnici della Mobilità capitolina che il parente con l'handicap a cui era agganciato il tagliando era passato a miglior vita. Dimenticanza che ha permesso loro di continuare a sfrecciare nella Ztl del Centro storico e di sostare nei parcheggi riservati anche senza averne più alcun diritto.


NORME AGGIRATE
La legge parla chiaro: dopo il decesso del famigliare disabile, entro 30 giorni va dichiarato tutto agli sportelli comunali, i quali procedono all'annullamento della speciale licenza. Invece in migliaia, chi per dimenticanza chi per furberia, continuano ad aggirarsi per Roma anche mesi dopo il trapasso del congiunto.
Qualche numero: nella Città eterna le targhe col permesso per disabili sono 187mila e riguardano 69mila persone con handicap, ciascuna delle quali può chiedere di associare al pass fino a 3 automobili. Quasi sempre il permesso è concesso a persone anziane e con ridotte capacita motorie, invalidità che deve essere accertata (e controllata) dalla Asl di zona. Scontato che se non c'è più il disabile, non dovrebbe esserci più nemmeno il permesso. Invece tanti fanno gli gnorri. Ci pensa poi l'Agenzia della Mobilità a scovarli, con un monitoraggio che viene realizzato una volta ogni sei mesi. Gli ultimi due controlli hanno permesso di scoprire che oltre 3mila disabili erano deceduti, per un totale appunto di 9mila targhe.

Impressionano anche i numeri degli accessi nella Ztl. Come si legge in un documento del Campidoglio, «allo stato attuale l'incidenza degli ingressi nelle Ztl del Comune di Roma di veicoli associati a contrassegni speciali per persone con disabilità è pari al 12% del totale degli accessi veicolari». A conti fatti, oltre un ingresso su dieci nel cuore di Roma è riconducibile a una macchina col pass per persone con handicap.

Ora i controlli saranno potenziati, come spiega Stefano Brinchi, presidente e ad dell'Agenzia della Mobilità. «Le nostre verifiche - fa sapere - saranno rese ancora più efficaci grazie al collegamento in tempo reale con i sistemi dell'Anagrafe che attiveremo nell'arco dei prossimi mesi». L'incrocio di dati live, sottolinea il capo della Mobilità comunale, «ha come obiettivo la lotta ai furbetti e la tutela della mobilita di chi ha ridotte capacita motorie. È un compito che portiamo avanti anche col prezioso contributo di Andrea Venuto, il disability manager del Campidoglio». Sempre per stanare i furbi, l'Agenzia è pronta a sfruttare un palmare che può leggere e riconoscere all'istante i permessi contraffatti o scaduti. «Se la sperimentazione darà esito positivo - conclude Brinchi - il dispositivo sarà fornito alla Polizia locale a agli ausliari dell'Atac». Per gli smemorati, la vita sarà più dura.
  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero