Hanno picchiato «selvaggiamente e a caso». Tanto da poter valutare, anche in base alle risultanze dell’autopsia l’omicidio volontario. Per il gip di...
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Intanto neppure l’autopsia è riuscita a stabilire quale sia stato il colpo definitivo che ha ucciso Willy: i traumi al collo, al torace e all’addome hanno portato il suo cuore a fermarsi, ma il medico legale avrà bisogno di più tempo per stabilire quale colpo si stato fatale. Gli aggressori non si sono neppure curati di avere intorno testimoni e di trovarsi a pochi metri da una caserma dei carabinieri.
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Willy Monteiro, l'autopsia: «Lesioni in più organi e non solo al torace e all'addome»
L’accusa
«È lo stesso giudice a sottolineare che la posizione degli indagati potrebbe aggravarsi. Scrive nell’ordinanza: «In attesa dei risultati dell’esame autoptico il quale potrà solo dare riscontro medico del numero e dell’entità delle lesioni procurate a Willy, appare corretta la prudenziale valutazione dell’ufficio dell’accusa, ferma la possibilità di dare una nuova qualificazione giuridica in funzione delle successive emergenze istruttorie per l’evidente compatibilità astratta tra le condotte violente degli indagati, reiterate e coordinate con la volontà di uccidere, del caso, ricavabile in termini di dolo eventuale o alternativo».
Per l’avvocato della famiglia Monteiro Duarte, Domenico Marzi, il tipo di ematomi sul corpo di Willy potrebbe avere la firma degli aggressori: «Se dalla perizia medico legale dovesse emergere la presenza di un colpo sferrato con quelle modalità e con quel tecnicismo, allora potrebbe esserci obiettivamente la contestazione di omicidio volontario», commenta.
I profili
Gli indagati, precisa il giudice, non hanno precedenti condanne, ma Gabriele Bianchi ha tre procedimenti in corso per lesioni e porto d’armi, Marco cinque. «In base a questi elementi - precisa il gip - si può ricavare non solo la loro incapacità di autocontrollo, ma anche la loro sostanziale indifferenza alle iniziative processuali intraprese». E ancora: «La personalità manifestata dai due fratelli Bianchi e da Pincarelli, per il gip, non lascia alternative alla detenzione in carcere. «È manifesta - scrive - la loro incapacità di resistere agli impulsi violenti non frenati neppure dalla presenza di numerosi testimoni e dalla breve distanza della caserma dei carabinieri»,
Il depistaggio
I due fratelli e Pincarelli hanno mentito, sottolinea il giudice, hanno tentato di accusare altri della morte di Willy e a incastrarli ci sono anche le dichiarazioni di Belleggia che ha anche riferito che «i due fratelli Bianchi gli avevano consigliato di mantenere il silenzio sulle loro condotte».
Il Messaggero